sabato 13 aprile 2019

B. N.




La tensione, la gioia di aver scoperto un buco nero, di poter confermare visivamente quanto gli astrofisici sapeva no da anni, espresso in teorie e calcoli, ma mai fotografato, imperversa su tutte le copertine dei quotidiani. Ci hanno mostrato l'evento scientifico del secolo e ci hanno detto: "Guardate! Avevamo ragione noi!". Bravi. 


Così nella biblioteca di Cagliari, me ne sto ad ammirare quella che già definiscono la foto del secolo e che sembra la foto di una gastroscopia fuori fuoco, e mi interrogo per scoprirmi ignorante più che mai. Ma cos'è davvero un buco nero? Giro le pagine e solo alcuni giornalisti perdono tempo a spiegarmi che più che di un buco si tratta di un pieno. Di un riscontro d'aria Cosmica, un vortice che gira antiorario provocato da una stella morta e pesantissima, così pesante da avere una gravità personale e potentissima da attrarre tutto, anche la luce e curvare il tempo. Ecco: io qui mi son già perso. Che vuol dire curvare il tempo? Una cosa tipo RITORNO AL FUTURO? Oppure la possibilità di non arrivare mai in ritardo? Manca poco ad un appuntamento col dentista che ha lo studio dall'altra parte della città? Bene, infili il buco nero ed arrivi prima di essere partito. Un po' come il Concorde tra Parigi e New York che, grazie alla velocità ed ai fusi orari, atterrava un paio d'ore prima di quando era partito: esso curvava il tempo. Era il Buco Nero tra gli aerei. 


Questa nuova consapevolezza di avere una conoscenza in più, una conoscenza importante, rilevante, non ha però cambiato il nostro modo di vivere. Le cazzate che facciamo adesso sono più o meno le stesse di prima. Per esempio continuiamo a fermarci sul marciapiede, immobili come pilastri di cemento armato, solo dove ci sono strettoie, inciampi alla libera circolazione dei pedoni, siano essi panettoni anti parcheggio, biciclette appoggiate ai lampioni a prendere spazio, vasi d'arredo che restringono il marciapiede a metà. La strettoia ci dà sicurezza. La ragazza che si siede sul muretto a fumare lo fa fronte lampione. Il signore che scrive il messaggio lo fa tra la sua auto parcheggiata e il muro del palazzo. Non hai scampo: devi chiedere permesso. 


Io intanto invecchio e mi accontento di sapere poco dei buchi neri e qualcosa di più della mia ansia 🥺. Adesso so che passa. Forse non passa l'ansia ma prima o poi arriva e passa l'evento che me l'ha provocata. 

E che il nuovo imbuto cosmico scoperto non ci inghiottirà a breve. Troppo lontano per interessarsi al mio pianeta. Potrò invecchiare e morire serenamente su una terra devastata dall'uomo ma non da forze interstellari. 

Consapevolezza non da poco. Sarà sintomo di maturità o di vecchiaia? Mentre ci penso invecchio tranquillo. 


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1 commento:

ignominia ha detto...

Yo, auguriamoci che nessuno ci dia del "buco nero" implicando che siamo pesi pesi pesi! auguriamoci di non conoscere dei buchi neri, perchè sono pesi pesi pesi. La curvatura del tempo credo sia una concezione così astratta da poterla capire solo con la matematica, e io che non capisco la logica dei conteggi se me li fanno a voce, la curvatura temporale la capisco colo come una immagine grafica. La preferenza verso i posti stretti credo sia soltanto dovuta al fatto che l'ottica sull'universo e centrata su di noi non sul sole o le galassie, e quindi ora fumo/ora mando il messaggio Whap/ora mi guardo la vetrina è dovuto al fatto che istintivamente agiamo senza pensare alle conseguenze, per noi o per gli altri.
Per aggiungere poi all'egocentricità della vita umana è la mancanza di sufficiente nota che è grazie ad una donna (anche) che sta foto è stata fatta.
Infine credo che l'inizio del penultimo paragrafo abbia bisogno di un congiuntivo...;-) buon pomeriggio!