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Non capisco che ci trovi la gente ad andare in TV a fare la figura dell'idiota. Non bastavano i tanti che si espongono in rete, nei social fotografici/cinguettati/faccialibrati - come il sottoscritto. Bisognava eruttare presenza di se stessi anche in TV. Che poi è stato il primo dei veri social, prima che le altre app distruggessero i diari chiusi da un patetico lucchetto che ogni madre di media grandezza era in grado di forzare, e consegnassero ai consumatori di Moleskine un alone romantico.
Prendi quelli che chiamano la tata a rimettere in riga i figli indemoniati, prodotti dal maleficio dell'unione feconda di due incapaci. Lei, la tata poveraccia, va là solo per fare quello che avrebbero dovuto fare i genitori fin dal momento in cui hanno saputo di essere in dolce attesa: fare gli adulti.
Loro invece no: non gli riesce neppure di ragionarlo come un pensiero astratto, un'idea irrazionale che siano loro gli adulti e le presenze pestifere i figli e stanno impuniti a perpetrare nell'errore.
Nell'orrore.
E cosi, neppure nel momento di richiedere aiuto, e Dio solo sa se ne hanno bisogno, loro non vanno da un terapista. Non parlano con un educatore. Non sentono un parente che pare abbia avuto maggior successo nello svezzare "le creature". No, vanno in TV. E grazie a Dio solo il 3 o 4% dello share nazionale può vedere bene che buscheri sono! Perché non li sfiora neppure lontanamente di essere loro la causa dei loro stessi problemi. Se così fosse si rintanerebbero in solaio ad elaborare una strategia di successo.
Ed i figli cresceranno con la convinzione che sono una bella famiglia perché sono stati su La7.
Oso immaginare che crescere i figli sia un lavoro sfibrante, continuo, senza garanzia di successo, ma questi esagerano. Accetto pure che mi si dica che non avendo figli: "Non posso capire", anche se come ho detto altre volte mi arrogo il diritto di parlare in quanto futuro concittadino di quei mostri urlanti. Pure io devo essere stato un figlio mica facile da gestire! Mettici pure che i due poveri genitori hanno dovuto inventarsi tutto di sana pianta: e chi lo aveva mai cresciuto prima un figlio omosessuale? Che paragoni potevano avere per saper come gestire la situazione, la vergogna? Nessun paragone. E all'inizio, credo, tanta vergogna.
Ma ci hanno provato e ci son riusciti decentemente. In silenzio, senza chiamare la radio, neppure "Chiamate Roma 3131", che mia madre ascoltava religiosamente tutte le mattine. Non sono un serial killer, e neppure le mie sorelle, che neppure loro sono passate in famiglia come una ventata di ottimismo, lo sono.
Siamo stati adolescenti ed adulti come molti altri, coi conflitti e le caparbietà non molto diversi da quelli di adesso.
Certo il regime di autorità durante l'infanzia è stato ben diverso da quello che vedo ora spacciato come tale: addirittura quella nazista di mia madre mi obbligava a chiedere scusa se disturbavo e usare parole strane tipo: "grazie", "prego", costruzioni linguistiche difficilissime con: "per favore". Mi impediva di rivolgermi agli adulti dandogli del tu come se fossero coetanei... E tanto altro che mi ha segnato "profondamente". Anni di terapia da adulto per scoprire che avevano fatto di me una PERSONA EDUCATA!!!! Ma si può?
Quindi? Quindi, dico io, se ce l'hanno fatta loro, con nessun mezzo a disposizione tranne la caparbietà e l'amore, perché adesso si deve passare per la TV?
Potete dire che oggi è diverso fino allo sfinimento che le cose sono cambiate, la società si è evoluta, i bimbi sono costretti ad apprendere più dai network che dai nonni; ma accertato che effettivamente le cose si sono "evolute", nulla mi fa cambiare idea sul fatto che io a quelli, glieli toglierei i figli. Dichiarerei i due incapaci e li affiderei si servizi sociali. Loro, i genitori. Mentre i bimbi spalmati equamente tra i nonni: che si prendessero la responsabilità di aver cresciuto due beoti in grado di prolificare.
Inviato da iPhone di Giampiero Pancini
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