Lungo l'Arno, 30 marzo 2008
Niente di più facile che fare una passeggiata per far passare la mappazza del troppo pane mangiato a pranzo.
Anzi, è bene che la smetta di sfornarlo in proprio altrimenti lo divoro senza pietà. E non fa bene ai fianchi...
In più ho notato che la sovrabbondanza di carboidrato raffinato, anche se naturalmente lievitato e integralmente impastato, mi da poca energia. Altro che zuccheri subito a disposizione!
Sarà che in Sicilia ho camminato MOLTO poco, ma le due salite che mi sono provato a fare sono state devastanti, demotivanti, soffocanti.
Eppure ho pure smesso di fumare. Quindi non può essere quello.
Eppure mi allenicchio tutti i giorni con qualcosa di nuovo. Mica le maratone, ma un po' di movimento lo faccio...
Eppure era una bella giornata, il bosco era fresco e frizzante, non avvilente come il caldo torrido della piena estate.
Sarà stato lo schifo di libro che mi ero portato dietro, che al momento risulta qui a fianco come il libro in lettura, che mi avrà demotivato. Solito vecchio discorso: con una vita per sua natura biologica limitata perché perdere tempo con 'ste cazzate su Carrie Bradshaw? Infatti stasera lo restituisco al legittimo proprietario al quale lo regalai per gioco e che, per vendetta, me lo ha passato da leggere...
Insomma il quesito era: "la mollezza viene dal carboidrato rassicurante
di cui mi sono ingozzato a pranzo? O dalla trippa al pomodoro nel quale l'ho immerso?".
Faccio pietà a tavola, lo so. Ma mi consolo come posso.
"Fatto sta" che ora va meglio: la marcia al ritmo di Adele ha stimolato la digestione e sollevato di parecchio l'umore.
Ma ho iniziato il post dicendo che 3 anni fa, all'incirca in questi giorni, ho fatto la stessa passeggiata prima di partire per Osaka-Kyoto-Hiroshima e, al di là del fatto che continuo a ripetere che tutto l'occidente dovrebbe sentire il bisogno di andare a visitare il "Museo Della Pace" della città giapponese bombardata, magari nello stesso giro della memoria che comprende i campi di sterminio europei; al di là di questo, e qui mi cheto, mi sono reso conto che nulla era cambiato nella disposizione delle cose della natura.
E questo mi ha infinitamente rasserenato.
Cioè: se mi fossi portato dietro la macchina fotografica come feci quella volta, - volevo raccogliere immagini per documentarmi su germogli vari di quella stagione per un racconto che è rimasto fermo alle prime 20 pagine - avrei potuto scattare le stesse identiche fotografie: le viole che sbocciavano e che non hanno ancora profumo, mucchietti di terra dei formicai che cominciano ad arieggiare i condotti, i germogli sulle piante precoci e le più indietro che al confronto ti sembrano secche e da abbattere, i mucchi di legna accatasta del bosco appena fatto e l'odore che ancora persiste di terra smossa, segatura, vegetazione tagliata.
Il gran lavorio della bella stagione ha avuto inizio.
Lungo l'Arno, 30 marzo 2008
Passeggiando ho raccolto la consapevolezza di una stabilità del procedere della natura contro ogni follia umana.
Certo avrei potuto trovare alberi mutanti e cinghiali a due teste. Ma non ne ho trovati. Ho trovato una circolarità percorsa al ritmo delle stagioni che si susseguono e ho goduto nel constatare che mentre noi continuiamo ad infliggerci il peggio di noi stessi, c'è chi fortunatamente risulta indifferente a tutto questo.
E vive. fiorisce. Arieggia. Si rinnova.
2 commenti:
sono rimasta di sasso dalle tue foto: belle! La composizione fiorita ha una grazia che sembra fatta in studio, mentre il formicaio ricorda la testa di un satiro, di un grottesco e gli stecchi tutt' intorno ancorano l'insieme allo sfondo... davvero belle!
Deduco tu sia tornato ad Arezzo quindi, e non vedo l'ora di vederti.. Lunedì forse, oppure vieni a farti il fiato da me che c'è da dar di sega e di forbici sugli olivi... se il tempo tiene ti fai anche un po' di tintarella... comunque buona primavera!
conva
Tornai...
pingh
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