Gustave Caillebotte, Les Raboteurs de Parquet
Musée d'Orsay, Paris
Nella fretta di questi giorni, il potermi avvicinare alla splendida macchina di collegamento, è quasi una vacanza dal tempo reale.
Quasi.
Non so dire quanto ho corso in queste ultime ore e quante volte mi sia fermato chiedendomi perché e cercando di decelerare. Perché io corro, stop, tanto per arrivare non so dove. Come se avessi un cane alle calcagna che mi spinge a fare. E velocemente, altrimenti non ha lo stesso sapore.
Cavalcare l'onda dell'efficienza per dimostrare di essere buono a qualcosa.
Ogni pausa presa, necessaria tra l'altro, risulta irrilevante al fine del rilassamento, perché dare peso alla pausa assume quasi un sapore di disfatta.
Non conta neppure che una settimana fa sono dovuto andare a Milano per depositare la mia orina in un vasetto di analisi, farmi misurare vista e pressione per farmi dire che sono sano e che se mi volessero potrei continuare a "svolgere i (miei) compiti di emergenza a bordo di un aereo", appuntamento annuale immancabile: ore di auto e soldi buttati al vento...
Passando prima per una cittadina vicino a Rho per salutare il nipotame di Pips, per poi andare a Torino dove non si sapeva bene che aria avrebbe tirato in quel fine settimana programmato da tempo e che sembrava non dovesse avere luogo.
Invece mi sono pure comperato un vetro per una lampada ad un prezzo irrisorio...
Non conta neppure che il ritorno da Torino sia corrisposto a cinque-ore-cinque di macchina sotto una pioggia ininterrotta; che oltre la metà del viaggio se avessi potuto sradicare i tergicristalli lo avrei fatto, tanto mi stavano sulle scatole con il loro rumoroso ondeggiare. E che la mattina dopo abbiamo avuto la casa invasa alle 08:30 zulu, dagli operai che hanno cambiato quattro finestre; che tra una storia e l'altra ci hanno messo un giorno e mezzo lasciando la casa sporca e polverosa come non mai.
Sono stato in ginocchio per ore per lustrare i pavimenti una volta sloggiati loro. Sembravo uno di quei lucidatori di pavimenti.
Non conta neppure che una volta staccate le tende - che fai, le smonti per consentire agli altri di lavorare e poi non prendi l'occasione per lavarle? - stirate tra bestemmioni ciclopici, ti accorgi che adesso sono una più lunga, una più corta dell'altra? Mentre prima erano della lunghezza giusta?
Certo è che dalla camera non le smonto manco se pare di avere avuto l'acqua alta a Venezia: senza di quelle non riesco a dormire.
Eh già: tra i tanti difetto mi mancava pure l'incapacità di mantenere il sonno se non sono avvolto dall'oscurità del sacello...
Ok, va bene. Di che mi lamento? Tanto sabato ripartiamo per Milano! A dare una mano per il trasloco del nipotame di Pips!
Che culo!
Che lo faccio volentieri, ma se volevo calmarmi un po'...
Insomma. Sono alla ricerca di un modo per decelerare. Tirare il freno a mano. Stopparmi, in un brutto italiano.
O almeno per riuscire a capitalizzare i momenti di pausa che pure mi prendo e che passano veloci e senza lasciare traccia, come aquiloni al vento.
Va a finire che mi faccio prendere da un influenza per infilarmi sotto le coperte e non muovermi per un pezzo.
1 commento:
ben turnè, sei così brava a mantenere il ritmo posticciaro tu, io scrivo scrivo ma mail e poi mi vergogno di utilizzare lo stesso materiale per un post...
come sai ho anch'io lo stesso vizio, quello di fare veloce quello che potrei benissimo fare lenta, che nessuno mi cronometra. Ma a parte il reagire ai ritmi di chi ci sta accanto, che può essere un fattore istintivo (qualcuno la dovrà mandare avanti questa porca casa o no?) o il fatto che abbiamo ritmi veloci di nostro, oppure che siamo delle precisine che vogliono sempre fare di più e meglio come una specie di supplizio autoinflitto (perchè poi non siamo MAI comunque contente del risultato - eh si però avrei potuto anche far girare la palla con il naso se fossi stata BRAVA COME UNA FOCA!...)
Da quello che rileggo però mi pare anche che si tratta di un periodo particolarmente denso, con la presenza del partner, i viaggi su e giù per la metà nordica della penisola, gli operai, i lavori in soffitta e sempre e comunque il resto, famiglia, spesa, cucina etc. Per forza che entra quel palletico che non ci fa star ferme neanche sul cesso senza che ci facciamo un torneino di Tetris!
Quello che credo sia il deterrente maggiore è la critica che ci facciamo alla fine. Vabbè dai, questo è un periodo che ci richiede di trottare e noi trottiamo, e se le tende sono sghembe pace, appendici Pallino su quella corta... Come dice la Dani, state rilassate con le cosce mentre guidate, respirate profondamente ...e se vi avanza tempo attivate il perineo!;-)
Ma ammalarsi no, non puoi desiderare di ammalarti per rallentare. Che sei stanco?
E poi ricordati che hai anche smesso di fumare e non credere che sia finita lì, sicuramente la mancanza del momento fumo incide ancora sul godersi le piccolo pause... insomma dai molla il cilicio e accetta che ora è così e basta.
ok?
(molto carina l'ora zulu - anche te un fan di Avvocati in divisa come mia madre?)
oh non ti ho detto il quadro qui sopra è uno dei miei favoriti in assoluto-
UNKINGNO
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