infiorescenze di Saskatoon Berry, luglio 2009
Bene, adesso anche la zia bizzarra avrebbe un clima più sopportabile nella parte di soffitta che le era stata concessa come camera da letto. Lana di vetro stesa, primi pannelli di poliuretano posizionati, grazie all'aiuto dell'esperto.
Davanti a terze persone ha affermato che ho fatto un bel lavoro. E che quindi posso procedere e farmi anche gli altri che avevo immaginato realizzati da lui...
GGRRRRRRRRRRRRRRR!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Durante il lavoro pensavo alla zia. Nel ripensare alla zia, mi sono tornate alla menta alcune parole di mia madre che si riferivano a lei e al suo allontanamento dalla famiglia in direzione della casa di riposo. In un paio di occasioni mi disse che dopo la nascita della mia sorella maggiore, non era più il caso che vivesse qui.
Troppo squilibrata per vivere a contatto con la creatura? Ansie di primipara ansiosa? Paura di contagio dello squilibrio emozionale?
Il bello è che mentre me lo diceva, ho quasi la sensazione che lei fosse certa che io capissi il sottinteso, la vera verità non espressa.
Ed io, un po' per pigrizia, un po' perché non mi piace passare da scemo o poco brillante, facevo finta di aver capito tutto e annuivo tutto compito e comprensivo...
Quindi la verità è restata nascosta ai posteri.
Non servirà a molto, ma non sarebbe male dedicare quella stanzetta, una volta terminata, alla mitica zia T., la bislacca.
Con tanto di cerimonia di inaugurazione, salatini e bevute tra chi se la ricorda, una specie di "memorial" molto postumo con applicazione della foto della zia, che dovrei nel frattempo ritrovare.
Si potrebbe anche fondare un comitato a suo nome che si occupi di qualcosa di importante, come l'evasione delle suore di clausura dai conventi - anche se non sono certo che questa sia la cosa migliore per il loro stesso equilibrio -, oppure un gruppo di supporto destinato a donne innamorate di uomini sposati.
Ma forse basterebbe un'adozione a distanza a suo nome.
Ne riparliamo quando tutto sarà bello e finito.
Nel frattempo vi comunico, ammesso che ne siate interessati, che la bilancia da cucina, quella che poteva interpretare il film "Io sono il numero 4", inserendosi come il protagonista numero tre della strage di elettrodomestici che si è compiuta in casa mia, ha ripreso a funzionare giusto il tempo di farmi preparare una crostata, e poi è nuovamente ricaduta nell'oblio narcotico.
La crostata era stupenda, ma quello ça va sans dire... Fatta con l'ultimo barattolo di marmellata di Saskatoon berry, acquista nel mitico luglio 2009 e col burro bio, che garantisco ha una sapore diverso, meraviglioso anche se si tratta solo di quello di produzione industriale. Praticamente finita in una sera...
Ma torniamo alla bilancia:
novello dottor Frankenstein l'ho aperta e ho riposizionato con colla super i pezzetti che si erano frantumati, gridando alla vittoria ottenuta sulla morte elettrica. Ma la mattina dopo la colla deve aver ceduto di nuovo e la piccola pesatrice bianca ha ripreso il suo aspetto spento e inutile. Una rabbia!
Oggi provo a portarla in riparazione, ma anche se non potessero farci nulla, bene, io me la riprendo e la uso lo stesso, a costo di incollarci due pezzetti di legno ricavati da una matita dell'Ikea al posto di quelle micro-dita di plastica che si sono rotte, o di praticarvi un foro che mi consenta di raggiungere il contatto direttamente con il mio ditone. Perché non è che non funziona, è che per una serie di rotture non si riesce ad accenderla.
Come vedete qui a fianco sto leggendo Pavese. Il mio primo romanzo.
Vado avanti raccogliendo opinioni discordanti, ma più spesso di altre sento definire la sua poetica "una gran palla".
1qq e Igno hanno già espresso la loro opinione. La mia amica prof che ha confermato il mio dubbio riguardo ai tempi verbali sbagliati in una frase incontrata durante la lettura, ha detto pure lei la sua.
Io non so che dire. Mi piace? Non mi piace? Non lo so. Ho fatto un po' di fatica a leggere questo brevissimo romanzo, ma sono incuriosito dalle tematica della resistenza, del passaggio della guerra nel nostro territorio. Da quella parte storica del romanzo che certamente esiste e che è stata corroborata dalle note a lapis che il lettore precedente del libro, ha lasciato a margine.
Sì, sì, anche questo è roba usata e mi sa che ne vorrò sempre di più di romanzi di seconda mano. Hanno quel qualcosa in più, quel passaggio di grandi emozioni che solo l'usato, in questo caso sa dare.
Vedremo di procurarci altri tomi.