Il luogo e' certamente silenzioso: minacciosi cartelli avvertono che il silenzio dev'essere assoluto. Accompagna la visita il ronzio delle mosche ed il lento procedere nella fresca oscurità degli sparsi visitatori. Si sa: durante l'estate le chiese offrono asilo e refrigerio anche a chi di chese sa ben poco. La ricchezza del luogo sta nei marmi e nelle zanzare, intrambi istoriati e istorianti, provvisti dell'eleganza dell'abbondanza; da una parte Ludovico il Moro adagiato sul letto di morte accanto alla sua Beatrice Este - una signora che ci mostra come la moda dell'epoca prevedesse le zeppe per le più bassine -; dall'altre cosce e braccia di visitatori a frotte a sopperire all'ostinazione dei monaci cistercensi nell'indossare enormi sai bianchi con fasce nere.
C'è caldo fuori, mi dilungo nella visita forse oltre il dovuto, ma l'idea di rimettermi in strada, nel traffico del venerdì di fuga dalla città, mi fa un po' impressione. Allora seguo le svirgole di marmi, le false finestre da cui si affacciano falsi monaci a controllare i visitatori, i tabernacoli in marmo cosi' raffinati da parer d'avorio, il giovane annoiato lasciato di guardia al coro ligneo che sogna una partita di pallone, il corpo di marmo del Battista che nei secoli di rappresentazioni non ha mai perso un'erotica movenza.
Le pareti dipinte non attirano lo sguardo, meglio il soffitto stellato.
Mi faccio coraggio. Fuori il sole a picco appiattisce le forme ma non riesce a sfumare la leggidria del lavoro dell'uomo. La facciata bianca e quadrata attira lo sguardo fino a portarti a guardare il cielo. Ancora marmo bianco, ancora il Battista ed il tripudio dei Santi. Cammino lungo il muro ed i mattoni rimandano il calore accumulato durante il giorno. Arrivo al piccolo shop dove i prodotti sono cistercensi ma potrebbero arrivare da Camaldoli come dalla Verna. Unica differenza il sacco di riso carnarli, carissimo tra l'altro, che non posso non comprare. Ah, le gabelle del viaggiatore; questo insano desiderio di portate con se un pezzo, anche il più prosaico, del luogo visitato. In fondo come non pensare che il riso costa molto meno al supermercato? Sì, ma quello lì è quello prodotto dalla comunità dei monaci, quindi vale la pena.
Mi serve un'anziano monaco si colore, le rughe eterne impalcate sul colletto del saio. Tremo all'emissione dello scontrino: azzeccherà i tasti giusti? Lo fa e con sovrana lentezza incarta le saponette che ho preso con il riso. Non avevo bisogno di altra carta, ma quando gli chiedo di lasciarle al naturale o fa finta di non sentire, o ha ormai messo in moto il meccanismo dell'incarto, che nella lentezza eterna non riesce più a fermare.
Esco e trovo ad accogliermi lo stridore della voce di una nonna che, devo presumere, accompagna un nipote sordo. Se non lo è ora lo diventerà a quel ritmo di decibel... Mi siedo a scrivere all'ombra degli alberi ripensando a tutte le foto che non ho potuto fare a rispetto del divieto esposto. Luoghi di libertà queste Certose... Per le zanzare.
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3 commenti:
Bel post cara Meli, davvero bello. Sereno soprattutto e ben scritto, mi è sembrato di vederla noc te la Certosa. Mi pare che stai trovando una certa pace ora che lavori, il viaggiare ti smussa gli angoli e fa venire in superficie la crema.... Carino il pilota per averti fatto vedere la Certosa dall'alto... la parola verifica e osseshun che non si sa se è Inglese maccheronico o Milanese
Mi piace che ru faccia caso alla parola di verifica!Io invece non posso non vedere con interesse tutte le massime di Berra. Ci sarebbe da fargli un post ogni volta
ohh come mi capisci, hai così ragione! Anch'io ogni volta che vengo sul tuo sito vorrei dirti : ma hai visto il quote di Berra? Non è incredibile? NOn è assurdo? Non è verissimo ..." etc.
Mia madre ci ha istigato il senso dell'assurdo nelle parole, il fare gli annagrammi e giocare con la lingua e non riesco a non vedere cosa si nasconde nelle Verifiche.... un po' come quelli che leggono il futuro nelle foglie di tè che si posano nella tua tazza....
Verifica: menti - no pergiove no!
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