Oltre ad essere la festa della liberazione dal nazifascismo è un giorno in meno alla liberazione dalle quattro mura della casa che si stanno facendo strette. Inquietanti. Le pulizie? Fatte. Il congelatore trabocca di cibo pronto all’uso: ci mancava l’abilità di calcolare bene le dosi. Ma tanto a pranzo e a cena stiamo a casa... No! Stiamo sempre a casa!
Non che sia mai uscito, tutti lo facciamo, anche noi sprovvisti di cane. Ho pure cercato di affittare
Pampino per far due passi ma la portatrice sana di tallone flamenco non ha voluto. Chissà perché...
Tra l’altro per due giorni non l’ho sentito. O lo hanno sedato, oppure lo hanno traslato altrove. Delle due l’una. Oggi invece il circo Togni ha ripreso la piena attività, due spettacoli al giorno perché sabato festivo. Il numero dei cavalli deve aver avuto un buon successo, lo hanno replicato e l’orchestra ha suonato la chitarra e la batteria all’uopo. Il piffero era in ferie.
Ma cosa mai mi resterà di questi giorni beati quando finiranno?
La domanda giocava d’anticipo e non vorrei che portasse sfiga. Vivo in Lombardia e non ne abbiamo bisogno. Quindi la riformulo:
che cosa mi fa ricordare di essere in distanziamento sociale adesso?
1- il sapore della pizza fatta in casa. L'ultima credo di averla mangiata che ancora vivevo in Toscana, quindi almeno 8 anni fa. Ora questo piatto è il segnale che è sabato. Un punto di riferimento ci serviva;
2- l‘incredibile silenzio rotto dal correre disperato delle ambulanze. Ci sono stati dei giorni che ho creduto di essere stato trasferito mio malgrado a New York;
3- la piccolina con la sua voce carina che gioca con la mamma o il papà nel balcone del piano di sotto. Sembra una piccola nobile: non urla mai e l’ho sentita piangere solo una volta. E poi possiede un unicorno ciccione di plastica. È il mio mito assoluto;
4- la biblioteca comunale chiusa. Sto rileggendo per la seconda volta lo stesso libro, è ora di cambiare;
5- le video chiamate dove regolarmente mi beccano vestito come uno straccione. Dovrebbero istituire un bon ton delle chiamate invasive, così uno si sistema. Ed io imparare a non rispondere se sono in mutande;
6- il programma pages per Mac che sta costantemente aperto su tablet o portatile. Prima o poi mi faranno un sovrapprezzo.
7- la necessità psicotica di fare le parole crociate usando colori diversi, uno il tempo lo deve impiegare oppure no?
8- le conferenze stampa del premier che mi perdo sempre e che devo poi andare a cercare nell’internet.
Sono già abbastanza le cose che fanno parte di questo periodo, neppure tutte sane ed equilibrate. Le altre mi preoccuperò di segnarmele quando tutto questo si allenterà un po’.
Il punto due della lista è qualcosa che mi hanno detto si nota anche a Roma, a Torino. Del resto siamo immersi in un’emergenza sanitaria... Ma è così forte il contrasto tra silenzio è quello strillo disperato che mi lascia sempre senza parole. L’ho ritrovato anche nel
video che un amico artista ha registrato su invito della sua galleria. Mentre nel suo giardino/studio racconta di come sta vivendo l’isolamento il rumore degli uccellini viene superato e annientato dal passare di un’ambulanza a sirene spiegate (spietate). Mi ha raccontato di non averlo voluto eliminare in fase di montaggio: era il segno preciso di questo tempo.
Buon 25 aprile.