ilpapiroweb.it
Interrompo la visione della parte finale de: "I Ponti Di Madison County", perché nella parte finale io piango, il mio coinquilino si è svegliato dalla maschia pennichella - che noia che barba che barba che noia! - ciabatta per casa come è legittimo che faccia, ed io voglio lacrimare in privato. Posso condividere questa mia abitudine ad aspergere fazzoletti in rete, ma in privato chi mi vede piangere è davvero INTIMO!
Del resto le lacrime sono affare privato. O almeno lo erano fino all'avvento della scatola televisiva che ce ne ha fatto partecipare a fiumi, vere o di fictions, più vere quelle delle fictions a volte, di quelle proposte per vere.
Mi ritiro in camera mia e posto su un argomento a cui ho pensato più volte in questi giorni. Con il quale mi sono scontrato spesso in questi giorni.
E lasciatemi un po' al mio delirio!...
Cioè: la capacità della gente di opporre una barriera sconsiderata non solo alla presenza fisica dell'altro, ma a voler intendere le sue idee, le sue azioni e le sue intenzioni.
Certo è che se mi viene quest'idea in testa devo essere stato io per primo ad aver messo in atto questo strumento di opposizione:
come tutte le cose che riconosciamo negli altri, questa deve far parte prima di noi.
Devono, più o meno, essersi sentiti così i magistrati che indagavano sulle stragi di Stato, i Magistrati che indagavano nello specifico della strage di Ustica. Tanto che alla fine ci hanno fatto pure un film con lo stesso titolo: il muro di gomma.
Del resto le lacrime sono affare privato. O almeno lo erano fino all'avvento della scatola televisiva che ce ne ha fatto partecipare a fiumi, vere o di fictions, più vere quelle delle fictions a volte, di quelle proposte per vere.
Mi ritiro in camera mia e posto su un argomento a cui ho pensato più volte in questi giorni. Con il quale mi sono scontrato spesso in questi giorni.
E lasciatemi un po' al mio delirio!...
Cioè: la capacità della gente di opporre una barriera sconsiderata non solo alla presenza fisica dell'altro, ma a voler intendere le sue idee, le sue azioni e le sue intenzioni.
Certo è che se mi viene quest'idea in testa devo essere stato io per primo ad aver messo in atto questo strumento di opposizione:
come tutte le cose che riconosciamo negli altri, questa deve far parte prima di noi.
Devono, più o meno, essersi sentiti così i magistrati che indagavano sulle stragi di Stato, i Magistrati che indagavano nello specifico della strage di Ustica. Tanto che alla fine ci hanno fatto pure un film con lo stesso titolo: il muro di gomma.
Il muro è quel muro che senti che è stato eretto contro di te, a difesa di qualcosa che non si vuole discutere, e che non si deve arrivare ad interpretare nella sua verità.
Non è un muro di Velcro, neppure un muro di carta moschicida o di gelatina: a questi in qualche modo troveresti un appiglio. E' qualcosa di inattaccabile, imprendibile che ti respinge e ti guarda dall'alto della sua inviolabilità, certo che nessun attacco potrà mai essere vincente contro di lui. Ci vai contro e BOING! Schizzato indietro!
Per alcuni costruire il muro di gomma è una difesa naturale: non si hanno argomenti oppure non si vuole argomentare il proprio ragionamento, quindi si rimbalzano le domande. Si sorride e non si fa nulla. Si prendono impegni che non si rispettano. Non si risponde alle domande fatte con la sincerità che certe domande richiedono. Si fa in modo che il tempo passi e compia il suo dovere. Oppure si fa in modo che sia lo sfinimento a lavorare per la propria causa. Perché il procrastinare è altrettanto efficace di un'azione. E' essa stessa un'azione.
E pensare che pure la costruzione dell' "inattaccabile difesa" deve richiedere energie. Energie e insensibilità. Insensibilità e mancanza di senso di responsabilità verso il prossimo. Mancanza di responsabilità e superbo egoismo.
Un cumulo di energie pari a quelle del nocciolo di un reattore nucleare. La capacità energetica di smuovere il mondo verso una destinazione migliore.
Già: ma se le mete sono diverse, che parlo a fare? Se la destinazione comune non è condivisa? Se l'energia impiegata non è centripeta ma centrifuga? Ognuno mira verso il proprio obiettivo e lo persegue come può... Con le energie e le tecniche che ha disposizione. Anche col muro di gomma.
Ma allora, se è vero che anche il mantenere il muro è faticoso - ma non lo credo veramente mentre lo scrivo, perché per far rimanere su il muro bisogna soprattutto omettere, e "non fare" non può essere altrettanto faticoso del "fare", anche del far male - se è vero che è faticoso, perché non si sceglie il confronto diretto? Non è più facile e liberatorio e veloce dire: "Vaffanculo, non la penso come te! Lasciami in pace"?.
L'unica cosa che accomuna questi due tipi di lotta sono le macerie che si trovano in fondo a quel percorso. Sono le stesse dolorose, inevitabili macerie, che a nessuno fanno bene, a tutti provocano dolore.
La domanda che sorge spontanea è: "Ne valeva la pena?".
No.
2 commenti:
NO.
Il muro di gomma è una cosa malsana, insana, patologica. Nel caso del muro opposto a indagini (vedi Ustica da cui il film, ma anche tante altre indagini nostrane)diventa anche un insulto, un'arroganza, un modo bieco di esercitare il potere.
Nei casi privati, nei rapporti 'di amicizia' è malato, intorcinato, alla lunga distruttivo. La domanda è (ma richiederebbe lungo dibattito): il muro di gomma, in tutti e due i casi, nasconde in realtà una gran paura, una fragilità?
Come che sia lo posso capire, ma non lo giustifico, anzi mi sta sul c...
Si capisce che ho sconfinato nel personale?
Per niente. Hai trattato l'argomento come me, senza metterci nulla di personale, senza fare riferimenti...
Alla fine la penso come te e come me: cioè che tutto quanto è malsano. Vero. Inutile. Vero.
Cosa nasconda non lo so. Ma non voglio perdere tempo a pensarlo. Alla fine no se lo merita.
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