domenica 3 giugno 2012

IO E IL MIO PAPISMO E LE ROSE



fanodiocesi.it

Sono già stato bloccato dalla presenza del Santo Padre in città. Così tanto bloccato che molti miei concittadini, invece di accogliere l'illustre ospite si precipitarono in un week end fuori porta, che alla fine si rivelò praticamente inutile: i disagi furono avvertiti solo da coloro che abitavano a stretto contatto con le strutture di accoglienza vaticane.

Ora, a Milano, arrivo in contemporanea con Sua santità, ed i miei primi giorni di permanenza corrispondono ai Suoi. I miei con molto meno pubblico.

Pare impossibile che meno ti sopporti e più ti ci trovi invischiato. Karma? Sfiga? Forse solo fatalità. Ammesso che la fatalità esista.

E mentre sono in attesa di un tecnico che mi possa aggiustare la caldaia, l'abbiamo trovata rotta e ci laviamo a pezzi con l'acqua fredda, un po' come i barboni lontano da Caritas, penso che "sfiga" si adatti meglio di "karma": non ho un karma puzzolente, e se ce l'ho lo rifiuto. Ora però, se si rifiuta il concetto di "Karma", bisogna scoprire come abbia fatto Sua Santità a far scoppiare preventivamente il polmone della caldaia a gas. Agenti segreti, forze angeliche in missione?
O a spostare il divano dal punto A al punto B, in maniera che io mi ci sfrantumassi un unghia del piede passandoci accanto.

Ora, stabilito che la vicinanza col Pontefice mi porti una leggera jella, mi viene da domandare se questo non sia dovuto alla mia totale incapacità di credere in Lui o nella sua Dottrina e se, in caso credessi, le cose andrebbero in direzione diversa, magari opposta. Sì, no, chissà.

Ho lasciato l'allegro villaggio toscano pensando che dovevo imprimere nella memoria un particolare, fosse un'immagine, un odore, un suono, che mi potesse riportare indietro al momento giusto. Ho scelto il profumo delle rose che enormi, quasi alberi, affiancano il vialetto che porta al mio garage. Sono di un rosso pallido, dai boccioli non definiti, aperte a spandere profumi con gli oltraggiosi pistilli al vento; forse poco eleganti perché tutte confuse, attorcigliate, aperte, tese a raggiungere lo scopo di abbellire e profumare la piccola strada senza dar peso alla forma. Un tripudio, un protendersi quasi a formare un minuscolo, autonomo gazebo nel giardinetto in cui sono state piantate anni addietro. E curate con amore e successo, a quanto pare.

Scelgo quest' immagine, come se partissi per la spedizione in pianeti lontani. Come se non mi piacesse vivere qui, cosa priva di qualsiasi fondamento. Ma la scelgo per avere dietro di me una mollica di pane che, come Pollicino, possa guidarmi passo passo sulla strada del ritorno.

2 commenti:

ignominia ha detto...

leggiamo significati nei segni perchè non vogliamo accettare la casualità degli eventi che ci circondano. Povero ditonzo, come un cieco in un ambiente nuovo, disegni la topografia della tua nuova casa sul tuo corpo.
Mi piace molto la parte delle rose come briciole di "Allucino" - nel tuo caso... ;-) Conosco il cespuglio di rose di cui parli, mi incanto sempre anche io a guardarle quando tiri fuori la macchina dal garage. Se hai tempo guardati questa serie di immagini ... http://www.kimberlywitham.com/kimberly_witham/Domestic_Arrangements.html

titina ha detto...

Concordo con Igno, molto bella l'immagine delle rose che sono casa, ne vedo i colori e ne immagino il profumo. Perfino io, straniera, associo quella strada e quell'ingresso al garage a te, a belle passeggiate fatte, alla Patty, a chiacchere rilassate e rassicuranti...
Di Joseph non so che dire, vededndolo ne intuisco ormai una fragilità fisica senza ritorno, e un peso che grava inevitabile. Forse perchè ho rivisto da poco "Habemus papam"...