"Bucarest sotto la canicola: tracce sul deretano"
fotomiafattadame
"Antò, fa ccaldo"! Diceva la pubblicità del tè freddo.
Fa davvero caldo, mannaggia. E come tutte le estati l'argomento torna ad essere quello delle temperature che salgono, non salgono abbastanza, salgono troppo.
Ora che tutto questo fenomenomeggiare ha un nome, l'ultimo è "CARONTE", sappiamo meglio con chi prendercela quando siamo costretti a lavorare all'aperto solo la mattina presto, a stirare la notte in terrazza, a bagnare con doppia attenzione le piante, a far partire la lavastoviglie solo col fresco e a non accendere MAI il forno, a passare notti in bagni di sudore in attesa che inventino un "appendisonno" che ci consenta di dormire in verticale, senza mettere a contatto il corpo con il lenzuolo. Un po' come la minaccia di Rynair di farci viaggiare in piedi, solo a casa propria...
Me la godo scrivendo in una stanza con tanto di aria condizionata facendo scorrere le ore della giornata, a pochissimi metri dall'aeroporto, in una reperibilità lavorativa estremizzata. Le ore passano ed io posso stare persino in cravatta senza sudare. "CHE LUSSO!", ci disse una volta Franca Valeri. Era riferito ad altro, ma calza a pennello.
Certo da qui dovrò uscire o per andare a lavorare o per tornare a casa, ma allora la realtà avrà un impatto minore nel mio immaginario di sofferente dell'estate. Sarà finita, o quasi, la giornata. E se andrò a casa ci sarà un bottiglione di tè freddo ad attendermi in frigo.
Purtroppo anche la spesa da fare e quindi il fornetto della macchina senza aria condizionata ad attendermi, ma a questo penserò dopo.
Le cose che ho notato mentre intorno a me si scatenava il delirio da temperature torride sono parecchie. Due le principali:
Prima di tutto: chi si lamenta di più è chi vive in città, cioè chi ha case con pareti sottili come carta velina ed è circondato da asfalto bollente che ribolle come zuppa di farro per tutta l'estate. Si avranno pure più servizi, ma da sempre d'estate, in città si soffre di più. Meriterebbe migrare tra i campi dove di giorno friniscono grilli e le cicale, ballonzolano i papaveri e si torcono i girasoli, ma la sera il fresco arriva prima. Non tutti possiamo farlo e solo chi può sa quanto questo ripaghi le scomodità invernali.
Due: il mio dirimpettaio attore/scrittore sempre compito, sempre elegante, sempre magro, sempre distaccato e distante, ha smollato i freni inibitori e si è mostrato in terrazza con indosso solo un paio di mutande bianche di tutto rispetto, modello calciatore di quelle due cretine di D&G, ma senza lo stesso fisique du role.
E meno male che non erano le classiche CAGI ascellari di Fantozziana memoria.
Non che io stia lì col binocolo, che tra l'altro non ce n'è bisogno, ma pure se ho cercato di fare l'indifferente e non piazzarmi davanti alla finestra a godere lo spettacolo, certo è che sono rimasto stupito. Era l'altro dirimpettaio, il musicista a mettere regolarmente in mostra le grazie sul balcone senza bisogno di aspettare la scusa del caldo torrido. Se ora mi ci si mette pure lui, sto fresco!
Appunto, MAGARI!!!
In attesa che tutto il vero delirio del caldo vero passi, non resta che aspettare con pazienza, rassegnazione e, solo per chi ce l'ha, aria condizionata a palla.
Chi non ha tale impianto a casa sappia che in condizioni fisiche normali si può sopravvivere anche sensa: lo hanno fatto per millenni i popoli della terra con le temperature più bastarde a massacrarli e continuano a farlo senza bisogno di tanta energia elettrica.
Basta seguire qualche trucchetto della nonna o dei paesi più caldi - casa ombreggiata, finestre socchiuse nelle ore del giorno, lampadine spente - e la si sfanga anche quest'anno. Io ho notato che gli elettrodomestici in generale emettono un sacco di calore, primo tra tutti il televisore di vecchia generazione col tubo catodico. E' questa l'ennesima buona scusa per tenerlo spento.
Io farò così. Meglio distaccato dal mondo che lesso.
Caronte prima o poi passerà. Mortacci suoi!