venerdì 30 aprile 2010

SALUTI DAL TITANIC


Carissimi, un saluto dal transatlantico - transmediterraneo - che mi porta dal continente alla Sicilia.

La fauna è varia.

Prima di tutto non mancano gli studenti in gita scolastica per i quali spero di cuore una crisi gastrica di proporzioni epiche, così da tenerli bloccati tutta la notte sulla tazza a cercare di depositarvi l'anima creata. I giovani, si sa, sono un po' meno sotto controllo che gli adulti, che già loro son belli sballati: urlano, strillano, ritengano che il mondo si debba regolare con i loro orari e le loro voglie. Sono in pratica dei poveri mentecatti che si reputano Dei. Quelli in gita scolastica sono generalmente fuori controllo, e neppure un professore iscritto volontariamente al Club Gestapo, riesce a tenerli sotto controllo. Sempre ammesso che ci provino. E questi NON ci provano neppure. Quindi per consentire a me di dormire stanotte, meglio il cacozzo a loro, che gli occhi spalancati a me.

Poi ci sono le famiglie con figli. Durante le ore d'attesa all'imbarco che non è MAI in orario, ho visto i genitori sopperire al bisogno dei pargoli con indefessa dedizione. Li ho visti svuotare vasini pieni di pipì, cambiare pannolini non proprio lindi, scoperchiare vasetti di Nutella e servirli ai figli sovrappeso, li ho visti rincorrerli mentre scappavano infilandosi tra le auto in fila, oppure servirli di salutari banane. Lotta inutile: tanta dedizione, servizio, invito al viaggio per ritrovarsi poi, da vecchi, abbandonati in un cronicario, senza più la memoria di tutta l'attenzione prestata. A che serve?

Poi ci sono le signore e i signori di mezza età che raggiungono le isole con quel glamour che solo la nave sa dare: acconciatura impeccabili, foulard al collo degli uomini al nome di grandi marche, macchine così lucide che sembrano sterilizzate e quel sorriso sereno di chi, ancora per un giorno, l'ha infilato nel.... Lì a chi si aspettava di sotterrali con la fanfare.


Infine quelli della mia età: i quasi cinquantenni. Quelli della mia età non sono molti in effetti, se si toglie la categoria dei camionisti che, posizionati sottobordo quei cosi enormi che guidano, si stravaccano su qualunque poltrona, sedia sgabello disponibile, non hanno un età precisa o dimostrata. Potrebbero avere trent'anni portati da sessantenni, o sessant'anni portati da cinquantenni.

Noi che ancora vogliamo correre perché alla nostra età ci hanno detto che bisogna farlo, nel pieno dell'età produttiva, preferiamo l'aereo perché non abbiamo tempo da perdere, dimenticando che il viaggio non è solo arrivare a destinazione, ma il mentre dell'andare lì.

Che poi ho visto su di me l'effetto isterico che l'aereo crea: l'aspettativa di partire e arrivare in tempi breve viene quasi sempre tradita dai ritardi, dai tempi morti, dal fatto che la velocità che ci aspettiamo raramente a si raggiunge. La delusione rende cattivi. Infatti negli aeroporti vedi solo facce incarognite.


La nave parte. Saluti. Se dovesse far la fine del Titanic, venite a cercare i poveri resti nella cabina 7332. Ma meglio: lasciatemi lì. Farò amicizia con i polipi e le cozze, che un po' mi sento già. Cozza, intendo.


giovedì 29 aprile 2010

YOGi /




Sono contento che oltre a tante idee io e Ignominia siamo unite nel blog anche dalle frasi celebri - quotes - di Yogi Berra. Sono da morire. Mi hanno spiegato che il signor Berra, allenatore statunitense di teams di baseball, ha dato da fare parecchio a giornalisti e scrittori per decifrare e raccogliere tutte le castronerie che diceva. Queste, come quelle scritte per la legge di Murphy, sono fondamentalmente intrise di verità. a volte spicciole, a volte inoppugnabilmente proiettate verso i massimi sistemi. Ma comunque suonano davvero buffe.
Metti quella in cui, avendogli chiesto che ore erano, lui risponde con un'altra domanda ineccepibile: "You mean now?".

Anche se lo si da per scontato che quando ci chiedono che ore sono si riferiscano al momento attuale, al preciso istante, non è detto che la precisazione sia sempre ridicola. O no? Il tempo è frazionato in così tanti minuscoli spazi che un po' di precisione in più non guasta. In un mondo in cui anche avvicinandosi al bancone del latte le opzioni diventano così tante - marche diverse, intero, parzialmente, completamente scremato, fresco, semi fresco, staginabile, digeribile, di capra, di mucca, di riso, di soia, in confezione da litro o da mezzo litro, con latte proveniente dalla provincia, dal Paese o da non si sa dove, con aggiunta di vitamine oppure semplice... - che potrebbe apparire ridicolo chiedere solo: "CHE ORE SONO?". "Quando, adesso?", appunto.
Lo so, sto esasperando... Mentre semplificare le cose potrebbe essere la via di mezzo. Ma per semplificare bisogna dare per scontato, ed ecco che allora la richiesta specifica appare ridicola.

Sempre per l'argomento: "dare per scontato", visto che di elettronica non capisco nulla, qualcuno è capace di spiegarmi dove cavolo va copiato e incollato tutto lo script che appare mentre cerco di creare un collegamento tra il mio account su anobii.com e questa pagina? Ci sto perdendo il capo. Eppure loro la fanno tanto facile... Se qualcuno lo sa fare partendo da anobii.com, mi dice come ha risolto la cosa? Ringraziamenti ed inchini deferenti.

Questa invece è una cosa semplice. Sotto ogni post appare un piccolo lapis. Cliccandolo si apre una paurosissima finestra per i commenti che ultimamente pare usata solo da due persone delle quali una sono io. Perché non lasciate in commento lì invece che su facebook? Altrimenti finirò per farmi l'idea di scrivere solo per i parenti... Che va bene anche così, ma insomma... Magari qualcuno non la pensa come me, allora si potrebbero confrontare le idee. Oppure no?!
Rimboccatevi le maniche, non mordo.

mercoledì 28 aprile 2010

PERINEO E PARTENZE


Ormai per dimostrare una gioia forte, bisogna emettere una voce forte.
Una risata forte, invadente, che sta in bilico tra quella di un sobrio e quella di un ubriaco dimostra allegria forte. Parecchio.
Così stanotte, verso l'una, tornato dal cinema, sono stato assalito dalle voci che arrivavano dalla strada - urla e risate amplificate - di chi doveva dimostrare al quartiere, meglio al branco che frequenta, quanto si stesse divertendo. Quanto fosse figo essere lì in quella situazione.

Per quel che mi riguarda io venivo da un film giapponese, fatto di silenzi e linee oblique, di colori che erano sfumature del grigio, di musica alta - nel senso di alta qualità, non a tutto volume - e lì per lì, ho avuto la tentazione di riportare al silenzio la massa di decerebrati, attraverso il lancio obliquo di un vaso dal quarto piano, onde poter ammirare la materia grigia sparsa sul marciapiedi nuovo, ed andare a letto rigenerato, cullato dal suono della musica alta dell'ambulanza che si precipita.

Per questa composizione meglio il vaso in plastica di circa 20 litri, con dentro l'iris che sta per sbocciare, oppure il piccolo germoglio di quercia nel minuscolo vaso in coccio? Il primo!

Lo avrei sollevato con leggerezza vista l'anteprima cinematografica svoltasi a contrarre e decontrarre LO perineo e gli addominali durante la lezione di yoga. A proposito, i miei addominali vanno meglio ma ancora non ne vogliono sapere di sollevare le mie gambe in un movimento congiunto con LO perineo. Io mi esercito e quando riusciranno a sbattere le gambe e il bacino al di là delle mia testa in una posizione di fellazione dannunziana vi farò sapere... O forse no.

Ma torniamo all'argomento che mi ha fatto accendere il computer, che non sono le scimmie urlatrici o le lezioni a cercare di riportare un po' di agilità in questo vecchio corpo di gallina, ormai pronto alla bollitura. L'argomento era il film: "DEPARTURES" di Yogiro Takita che si è meritato l'Oscar come miglior film straniero quest'anno. Se avete tempo e voglia, ma soprattutto, trattandosi di un film giapponese, pazienza, andatelo a vedere certi di trovarvi di fronte ad una storia di un'eleganza senza pari.
Di cosa parla è resto detto. Un giovane e bel musicista di violoncello si trasferisce con la moglie nel paese natale quando la sua orchestra viene chiusa. Lì trova lavoro in un agenzia di ricomposizione, vestizione e trucco defunti. E attraverso l'arte del ridare dignità, bellezza, rispetto alle salme, ritrova un filo diretto con la musica ed il padre, che l'ha abbandonato da bambino. Nel frattempo fa tanti bagni.... E meno male!
Non è un giallo.
E' un film dove l'eleganza del Giappone viene messa in mostra durante la cerimonia di vestizione del cadavere, eseguita di fronte alla famiglia del defunto riunita ad assistere. Un eleganza fatta di gesti, linee dritte ed oblique, colori tenui, silenzi interrotti solo dal fruscio dei tessuti, Elegante è preservare il corpo del defunto dagli sguardi altrui e quindi lavarlo e vestirlo, senza che gli astanti non ne vedano che la sola faccia. Elegante è il silenzio in cui quasi tutte le scene si svolgono. Elegante è quel gran figo di Masahiro Mitoki, protagonista del film, sempre in giacca, gilè e cravatta. O quasi.
Fate caso alla perfezione della linea della schiena del protagonista, inclinata a porgere un fazzoletto per lavare la fatica dalla fronte della vecchia proprietaria del bagno pubblico. E fate caso all'angolo perfetto delle sue braccia leggermente piegate nel gesto contemporaneo del porgere. Fate caso a come l'immagine viene composta, con quale rara perfezione e sobrietà ed allora capirete perché amo tanto il Giappone.
Che insieme a Boston è l'unico posto che mi manca del mio lavoro.

Certo il Giappone che ho conosciuto io è ben lontano da questo tipo di cerimonie. Ma poi non troppo e lo si vedeva dalla cura con cui la l'anziana signora friggeva le mie foglie di acero, aiutandosi con le bacchette, per prepararmi un piccolo snack prima della passeggiata. Oppure dalla cura con cui ogni pezzo di sushi viene posto sul piattino da cui lo si mangia, anche nel più infimo dei ristoranti. Oppure dal fatto che qualunque cosa ti viene porta, sia essa il resto o un biglietto del treno, il pacchetto con gli acquisti, o il piatto di portata, ti viene sempre data con due mani, mai con una mano sola. Senza neppure nominare l'inchino. Che a forza di vederlo fare alla fine della permanenza ti viene da farlo anche a te.
Mi fermo con gli esempi.
Amo quel paese e mi manca. Ieri sera ho respirato un po' d'aria buona.


domenica 25 aprile 2010

FILMS & BLOGS


Appena finito di vedere un film e mentre ancora la musica dei titoli di coda scorre nelle mie orecchie, eccomi qua a buttare giù un po' di righe.
Dovete vedere "Julie & Julia". E' incredibile.
Potrei fare una lista dei motivi per i quali va visto? Potrei ma non la faccio.
Certo è che per chi frequenta i blogs sarebbe quasi dovuto, in quanto il film prende spunto da un libro scritto da una giovane donna che porta avanti un blog nel quale oltre a raccontare di sé, racconta della fantastica esperienza nella quale si è trasformata la sua vita cucinando tutte le ricette descritte in un vecchio libro di cucina, la cui autrice, Julia Child, dicono abbia rivoluzionato le abitudini in cucina delle casalinghe americane. Quindi di una "bloggara" si tratta. Solidarietà tra internauti.
Ma più che per la vita on line di un'impiegata americana, il film è un capolavoro d'interpretazione da parte di Maryl Streep e di Stanley Tucci, che nel film sono i signori Paul Child; lui diplomatico non di luminosa carriera, lei la moglie che trasforma amore per la cucina, amore per Parigi, indefessa fiducia nel mondo in un libro che, ci fanno sapere i titoli di coda, è adesso, nella realtà, alla 49' edizione. E per godervelo al meglio bisognerebbe fare lo sforzo di vederlo in lingua originale, perché non c'è doppiaggio che possa tenere le sfumature di tono, le arrotature di lingua, le urla sfrenate che la Streep regala al personaggio.
Un capolavoro di virtuosismo non stucchevole.
Quel genio di attrice che non ha bisogno né di giustificazioni, né di commenti recita sui trampoli tutto il tempo dovendo interpretare un donnone dall'altezza esagerata. Infatti, a lei che le cronache non ci dicono altissima, i piedi le vengono inquadrati il minimo indispensabile, e mi sono spesso domandato come abbia fatto a mantenere la concentrazione in quello che dev'essere stato, un equilibrio precario.
Insomma, guardatela, ascoltatela mentre interpreta e non gigioneggia, e divertitevi come mi sono divertito io.
Ecco, uno di quei film in cui gli interpreti, soprattutto i due nominati, riescono a dare il colore e lo spessore che altrimenti non si sarebbe affatto visto. E l'operazione sarebbe risultata molto più deludente.
Grazie.

Per quello che mi riguarda ho affinato la ricetta della crema di ricotta che ho visto fare a mia cognata in Sicilia. Il trucco è il minipimer... O il frullatore se preferite (io amo il minipimer!).
La cosa si svolge così: questa crema che può essere usata per riempire senza cottura bigné o altri dolci, deve in qualche modo essere affinata in quanto la ricotta di per se rimane abbastanza intera se non la setacci, passi al passa verdure (oppure frulli). Il risultato, senza questa operazione, potrebbe essere una crema pesante e poco... cremosa. Così infatti era venuta a chi me l'ha fatta assaggiare la prima volta. Buona ma un tosta. Al suggerimento di una manovra meccanicamente più drastica di disfacimento dell'elemento principale, era insorta adducendo violazioni alla tradizione che lì per lì non mi hanno affatto convinto. Anzi mi hanno fatto pensare che l'elasticità mentale si è un po' imporrita. Ma se invece di attaccarsi a idee preconcette che hanno sicuramente un loro perché, si prova a sperimentare, e la passi al minipimer, oltre a frullarla alla perfezione con quel poco di zucchero che necessita la ricotta di mucca per essere addolcita, con quel poco di scorza d'arancia che ci va per dargli un tono, e se sei particolarmente goloso con quel minimo di cioccolato fondente, la ricotta si monta e diventa vellutata e soffice come una VERA crema. Più frulli e più monta, ma già dopo un due/tre minuti è perfetta.
A chi l'ho offerta è piaciuta, e la maggior parte del tempo della preparazione lo si passa a riempire i dolcetti.
Meglio se si lasciano riposare qualche ora prima di servire, per fare in modo che la pasta si beva un po' di liquido.
E buon appetito.

venerdì 23 aprile 2010

PIOGGIA E TIME CAPSULE





Tanto ci tocca, quindi armatevi di ombrelli e trovate quel residuo di pazienza che son certo ancora risiede nel profondo del vostro animo, perché della pioggia un giorno sì e uno no, a volte un giorno si e l'altro pure, pare, ancora non ci si può liberare. Io per me, vista l'abbondanza della cisterna d'acqua piovana, mi sono fatto un paio di lavatrici che forse potevano aspettare. Ho steso in soffitta e chi s'è visto s'è visto.
Ma non è successo anche a voi di provare ansia quando ci sono stati ben tre giorni filati in cui non è caduta neppure una goccia d'acqua? I muschi e licheni che si sono formati sotto le mie scarpe hanno subito richiesto l'intervento delle forze multinazionali di pace. Il mio umore è schizzato così in alto che poi, dopo l'inevitabile caduta, ho cominciato a provare terrore per la siccità che ero certa sarebbe arrivata. Follia pura. Distacco compulsivo dalla realtà. Così folle che l'unico che ha goduto dei pochi momenti di sole è stato Pallino, il gatto, che si è precipitato fuori per riprovare l'ebbrezza del giacere a pancia all'aria sul cofano di qualche auto parcheggiata.

Pochi gg fa mi è arrivato per posta dall'Irlanda un disco di back up sofisticatissimo, che ha dovuto sconfiggere la nube del vulcano Eyja... - pare sardo - per arrivare fino a qui. Posto la fatica dell'istallazione su Faccialibro e mi viene suggerito che il suo nome è Capsula del Tempo, aggeggio che non so neppure sia ancora in uso, che ci consentirebbe di tramandare ai posteri informazioni e oggetti del nostro
sciagurato presente. Igno stimola la mia fantasia riguardo a cosa metterei in un eventuale cilindro da interrare, per ricordare di me ai posteri.
Così sono un paio di giorni che ci penso.

Ma...
Punto primo: a chi interesserebbe scovare nel proprio giardino informazioni su di me?
Punto secondo: se zappando per piantare l'insalata uno/una da un colpo ad un oggetto metallico, minimo gli viene un colpo e chiama gli artificieri.
Punto terzo: che ci metto dentro? Di certo parecchia roba, perché se dovessi restringere il campo ad un solo oggetto sarei nelle peste. Quindi, non potendo disporre di un'intera stanza da interrare con un'intera biblioteca dentro, e così chi s'è visto s'è visto, mi impongo una selezione e riduco le immissioni a dieci pezzi.

1- un dischetto con fotografie varie, mie, dei miei amori, della mia famiglia, del mio gatto, dei miei amici con didascalie;
2- una specie di albero genealogico per spiegare tempi, luoghi e personaggi;
3- un modellino di aereo, magari l'MD11;
4- un libro della Austen, forse "Persuasione" e uno della Yourcenar, certo "Memorie di Adriano";
5- un chilo di rigatoni;
6- il brano di Patty Pravo "Tutt'al più" e nella parte restante del disco i rumori di questo tempo, quelli belli e quelli insopportabili, compreso il russare del mio gatto - scelgo io -;
7- la guida turistica del Giappone;
8- un barattolo di caponata della mamma di Pippo;
9- il libro Electa su "La cappella degli Scrovegni";
10- una mappa del mondo, un planisfero fisico/politico.

Le scelte sono personali. E voi cosa mettereste?

domenica 18 aprile 2010

Faust'o - E poi non voltarti mai

GINO STRADA




Gino Strada, fondatore di quell' EMERGENCY che va i giro per il mondo a curare i più deboli, e chi è più debole di colui che subisce una guerra, ha detto oggi in piazza Navona: "Sono stufo di ricevere insulti da chi non fa neppure lo sforzo di pensare".

Pensare??? Ma quando mai! Vedi post precedente.

sabato 17 aprile 2010

NO ZAPPING




Metto subito le mani avanti - se devo cadere è bene quanto meno salvare la faccia dalle sbucciature - non ce l'ho con la squola scuola come istituzione o come corpo insegnante, ho troppi amici che ci lavorano e so con quanto impegno lo facciano tra le mille difficoltà di questi temi barbari. Ma la cosa che scriverò mi ha colpito e l'ho pensata molto, quindi ne voglio parlare.

Seguo con piacere in questo "catrame" di televisione, un programma feriale che va su Rai Tre all'ora di pranzo. Condotto da Corrado Augias, lunedì scorso ha presentato un funzionario pubblico che si occupa di monitorare l'istruzione in Italia. Questo signore, presidente dell'INVALSI - Istituto nazionale Valutazione Sistema Educativo e d'Istruzione - sciorina cifre e percentuali su quella che è la qualità del nostro sistema educativo nazionale. Non sto a commentare perché non ricordo tutto. Rimango invece congelato, ghiacciato, marmato alla percentuale a due cifre di coloro che sì, sanno leggere, ma non sono in grado di CAPIRE quello che leggono. Una percentuale altissima, a due cifre e sopra la decina. Ho cercato in Internet per conferma ma non sono riuscito a trovarla, neppure su YouTube si riesce a rivedere la puntata in oggetto, ma se non vado errato dovrebbe essere intorno al trenta per cento. 30%... Cerco di capire... In internet trovo che la dislessia colpisce il 4% dei bambini italiani in età scolare (fonte A.I.D.), mentre si calcola che in Europa il 10, 15% di tutta la popolazione, adulti e non, abbia problemi con la lettura, scrittura e calcolo. A me questa sembra una percentuale bella tosta, ma se la memoria non falla sta a circa la metà di quello che è stato dichiarato in trasmissione. Quindi nel caso del nostro Paese non si tratta solo di un disturbo specifico dell'apprendimento - DSA - ma c'è sicuramente qualcosa in più, molto di più, dovuto alla formazione scolastica che non interviene nei casi di mancato apprendimento estranei ai DSA.

Ora arrivo al punto: se una percentuale di persone così vasta non è in grado di comprendere quello che è scritto in libri, riviste, giornali, deve necessariamente affidare la propria informazione quotidiana alle chiacchiere di condominio, coi colleghi, coi parenti, al telefonino, ma soprattutto alla TELEVISIONE!
ORRORE!!!! ANNUNTIO VOBIS TERROR MAGNUM: ABEMUS CAPITUM!

No, non arrivate subito alla conclusione dandomi del fesso e dello stronzo. NON STO AFFERMANDO che questa troppo alta percentuale di persona non sia in grado di ragionare con la propria testa. NO NO NO E NO! Lo ribadisco con forza perché una persona molto vicina a me è stata affetta da una di queste DSA e posso garantire che ragiona, eccome. Ma sarete almeno d'accordo con me nel pensare che se la fonte delle info viene da una sola voce, il rischio di omologazione si fa più pesante e le pestilenze più micidiali e controllabili. Di sicuro però, adesso capisco meglio la strenua volontà della politica di controllare la televisione. E l'altrettanto evidente volontà di mortificare il "sistema istruzione" in Italia.

Ecco. L'ho detto.


sabato 10 aprile 2010

IL SEGRETO

Passata la Pasqua (Santa, Laica, Agnellica, fate voi) si profila un periodo di riposo. I gruppi di pecore al pascolo nei dintorni, testimoniano con le assenze l'avvenuta celebrazione. Basta quindi con l'augurare Buona Pasqua a tutti i greggi incontrati per la strada. Basta con le colombe di zucchero e farina, con le tavolate che durano qualche ora di culo spiaccicato sulla sedia, con le uova di cioccolato che poi VANNO mangiate dopo aver scoperto che sorprese vanno piano piano migliorando - grazie P.R.C.! -. Un po' misero come apporto pasquale questo elenco culinario/mangereccio, ma per il momento non mi viene in mene altro. Se non la bella passeggiata digestiva che mi sono concesso nel dopo pranzo di domenica. Prati verdi, vento forte, sole alto e TANTO silenzio.

Libri, libri, libri, ecco la soluzione. Ammanniti con il suo "Come Dio Comanda" giace sul comodino aperto, letto, ma senza venirne catturato. "Riprova! Sarai più fortunato", diceva il biglietto all'interno dell'incarto delle gomme da masticare vendute una ad una, ed acquistate con la speranza di poterne vincere un'altra.
Mi concentrerò allora su "Il Segreto", libro che dovrebbe fornire la chiave per raggiungere qualsiasi obiettivo l'Essere pensante si dovesse porre. E quando dico qualunque intendo QUALUNQUE! Letto una volta, capito ma non nella pancia, così che lo avevo prestato.

INDICAZIONI:
Sei grasso? Usa il Segreto per riappropriarti del peso giusto.
Sei povero? Esci dal loop leggendo il Segreto.
Sei solo? Trova la SGUERGUENZA della tua vita Segretando un po'.
Non ci credete? Provate.
Secondo me potrebbe funzionare.
Basta provare!

POSOLOGIA:
Perché secondo chi elargisce il Segreto a me povero ignorante, è il pensiero che forme la mia/nostra realtà fisico/organica, mentale, materiale.
Che poi come concetti non sono neppure nuovi perché già alla fine dell'800 dal Belgio ci arrivava il messaggio di una possibilità di guarigione attraverso il pensiero positivo, la visualizzazione di immagini positive di noi stessi in piena salute. Messaggio ripreso poi da tutta una sequela di santi e santoni new age con maggiore o minore originalità. Passando da quella specie di genio che è Louise L. Hay, mia mentore involontaria circa 18 anni fa, quando scoprì la meditazione; ma soprattutto che la mente non era solo un ammasso di idee assolutamente esatte e sane, ma troppo spesso un groviglio di dati acquisiti e decisamente MOLTO mal elaborati e peggio utilizzati. Qui il lavoro sembra facilitato rispetto a tutti gli autori frequentati in precedenza: si è creato un elemento "datore" di soluzioni nella figura dell'Universo, quindi si è scaricato il ricercatore di una qualche responsabilità delle possibili falle del sistema. Ma comunque vale la pena leggere. Per lo meno, per chi non crede nella possibilità che tutto questo funzioni, si può provare a mettere ordine ai propri pensieri, riconoscerli invece di farli transitare e far danni senza la coscienza della loro pesantezza.
Esistono ben altri metodi al riguardo, migliori o peggiori non so, ma a volte le soluzioni elementari risultano, appunto, le più semplici.

Quindi al lavoro. Potrei iniziare col fare qualcosa per la mia vita lavorativa che in questo momento sta attraversando una - troppo - LUNGAAAA pausa. Oppure occuparmi della ricchezza! O della pancetta. Vedremo, per ora sperimentiamo.


giovedì 8 aprile 2010

MERCATO DELLA CARNE



Seguo in diretta una trasmissione televisiva dove tre mamme scelgono tra tre pretendenti la futura nuora da presentare al figlio, in studio, ma incapace di trovare una fidanzata da solo...

Conduce un presentatore che, un tempo re della TV pre-telegiornale, scappato forse per soldi alle private, bastonato dagli ascolti, tornato poi in RAI a condurre questo programmino che ha del più fetido mercato della carne. O forse del più sciocco desiderio dell'apparire. Sicuramente molto, molto noioso.


Fase uno: devono essere eliminate due pretendenti e lo faranno le mamme. La superstite verrà incoronata reginetta.

Una delle tre pretendenti ha dichiarato in fase provino di avere come valore la proprio verginità. Sperava la privacy la proteggesse, invece viene sbandierato questo suo valore privato, fin dal primo momento, e per carie volte... Certo che cercare la privacy in TV... Vuole fare l'estetista, sogna di aprire un suo centro estetico, e chissà, di trovare qualcuno che la liberi dal valore aggiunto.

Una viene dalla Sardegna e dice di voler fare la cantante e la fotomodella... Mi domando come possa. Almeno fare la fotomodella.

Poi c'è la ragazza di origine rumena, ha una spalla scoperta. Eliminata subito dalle suocere. Un velo di razzismo camuffato dalle buone intenzioni.


Si passa a conoscere meglio le ragazze: domande di galateo, errori vari, imparo qualcosa.

La tristezza mi pervade. Perché?


Cominciano le possibili suocere a fare la propria scelta. Porgono domande, esprimono pareri, una dice che vuole una nuora del nord. Quindi immagino che per persone dai confini stretti, ristretti, la sarda-cantante-fotomodella non abbia speranza. Infatti, quando c'è da scegliere la esclude dalle sue preferenze solo perché l'altra è del nord. E lo dice. Evviva la sincerità e il buongusto.

Il pubblico applaude stanco e con lentezza: le panoramiche su di esso mostra ciglia depilate fino all'estremo su volti giovani, corpi da palestra.

Il presentatore gigione gigioneggia per allungare il programma e mandare la pubblicità, di sicuro un ottima pausa rigenerante.


Alla fine le tre mamme scelgono l'estetista-vergine-del nord ed eliminano la sarda-fotomodella-cantante.


Fase due: il duello adesso è tra una sola pretendente e le tre possibili suocere.

La prima elimina subito la suocera che non l'aveva scelta. La vendetta non è stata servita fredda: era caldisssssima. Fuori una suocera ed un bellimbusto.


Si prosegue frugando le valigie - falsissime - dei bellimbusti di cui abbiamo solo sentito le voci e visto le silouettes da dietro uno schermo. Da una esce un osso... Il bellimbusto spiega che vorrebbe fare l'osteopata. L'altro ha in valigia una lettiera per i gatti: spiega le cosa dicendo che odia le ragazze che gli tirano addosso i gatti... Ma chi frequentava questo? Fa il marinaio di professione: ci sono i gatti sulle navi mercantili?


Dopo le valigie alla pretendente viene concesso di vedere un particolare dei due bellimbusti a scelta tra bocca, naso, occhi o lato B. Sceglie gli occhi. Scopriamo anche che uno di loro ha vent'anni, l'altro ventidue. Ma si può delegare alla TV la scelta di una fidanzata quando si hanno solo vent'anni? Nessuna vita sociale ad aiutare? No, dev'essere di sicuro voglia di apparire. Ma allora non era meglio andare al programma della De Filippi?

Poi bendano la reginetta e le fanno palpare i due pretendenti: le lo fa con dovizia, scendendo fino al lato B che palpa ad entrambi. A lungo. Un po' d'invidia.


Dopo la palpata la reginetta-estetista-vergine sceglie: si fidanzerà con il marinaio a cui tiravano i gatti addosso o con il futuro osteopata? Si prende l'osteopata. Solo perché, dice, due sono concittadini. La logistica ha un suo perché! Ma non è concorde con gli ormoni e gli odori perché i due si incontrano e rimangono freddi e distanti: è evidente che non si piacciono. E durante un ballo davanti alle telecamere si decide che i due non si vedranno più. Lui non baciando lei, decide che tra loro non ci sarà ne maggiore conoscenza, ne futuro. Pur abitando nella stessa città.

Lo squallore del mercato della carne ha fine. Ma solo per oggi, domani si riparte e le mamme eliminate potranno riprendere la caccia alla possibile nuora.


CHE TRISTEZZA.