lunedì 15 giugno 2009

LAZY SUNDAY


In definitiva non c'era molto da fare ieri. Era domenica pure qui.
Risveglio lento, poi un po' di sole in veranda, la spesa domenicale e in lungo pranzo in famiglia che ha riunito due pasti. Altri acquisti il pomeriggio, perché qui i filtri per l'acqua convengono ancora rispetto all'Italia, poi cena, tv (the Matrix con un protagonista sempre più sorpreso e imbambolato), letture e nanna scomposta, a lottare contro il caldo e il cane che voleva posto nel lettone. I sogni in  questo periodo sono oscuri, movimentati e dimenticati subito. C'è come un eruzione in preparazione: prima o poi il magma di questi mesi di attesa e sconforto risalirà alla superficie e si avvierà lontano dalla falla che lo emette. A meno che non si concluda tutto con una infinita serie si loffe pestilenziali che eviterebbero lo sconquasso di un terremoto. Ma per chi sta intorno l'afflizione sarebbe la stessa. 
In chat un amico ritrovato grazie all'intrigo della rete, esita a confessarmi la sua fede politica in netto contrasto con i miei principii ed il mio modo di vivere, e mi fa sorridere. Come non capire che non c'è modo per noi di un incontro morale? Conosce fatti e situazioni, forse per questo inciampa in una buffa esitazione. Ma ad ognuno il suo, e tra una battuta e l'altra mi rendo conto che l'infiammazione che pervade il mio Paese è ormai fuori controllo antibiotico. Ma tant'è: ognuno sente ciò che sente e fa ciò che ritiene opportuno. Se non ferisce nessuno ne ha tutto il diritto.

Manca un giorno alla partenza verso il grande Ovest Canadese: mi aspettano 9 giorno tra aerei e posti sconosciuti, e forse darò un senso al distacco che cerco da quello che ho lasciato in Italia. Praterie e foreste faranno il miracolo? Fisicamente sono già laggiù, ma è la testa che sento ancora lontana da qui. Preparando la valigia dovrò cercare di tagliare fuori la vita di prima. Servirebbe un nuovo trolley, perché questo che trascino ha le ruote che stanno esalando l'ultimo respiro, ma il negozio che ne vende di belle ed abbordabili non è qui a due passi. Posso riuscire a non dimenticare la macchina fotografica, così da imprimere in cip quello che vedo con gli occhi: la freddezza dell'immagine aiuterà a rielaborare con obiettività quello che incontrerò.

Cena di compleanno a casa di mio nipote, nel prato del giardino: ho amato e ammirato l'innumerevole numero delle volte che la festeggiata, la moglie, ha ringraziato il marito per aver cucinato, organizzato e invitato. Non che i ringraziamento sia estraneo alla mia persona - a casa, fin da piccolo, sono stato educato a ringraziare che cucinava per me - ma il modo in cui il ringraziamento veniva porto mi ha colpito. C'era vera gratitudine, vero amore nel modo di porgere le parole. C'era il bisogno di non dare per scontato l'impegno che aveva portato alla preparazione della cena, che nella sua semplicità è risultata gustosa e abbondante. E' stato bello vederlo e chiedermi se riesco anche io a trasmettere quell'affetto quando qualcuno fa qualcosa per me.

In questi pochi giorni dall' arrivo mi ha accompagnato il cielo enorme, limpido, azzurro del nord del mondo. le nuvole sono panciute e dilatate, scorrono velocemente in aria. Galleggiano nel blu in un cielo che pare non avere confini e fondersi con la terra lontano lontano da dove mi trovo.

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