fotomiafattadame
Faccio due passi di domenica pomeriggio intorno alle rive di un lago cittadino a Bucarest. Non è ancora iniziata l'estate ma certo non sono l'unico in sandali e pantaloni corti.
Anni luce lontani dall'orrorifico concetto socialista del "vestito della domenica", se guardo chi mi circonda, potrei essere ovunque in Europa se non fosse per questa lingua gutturale, sparata con toni aspri in faccia al mondo. Profusione di jeans, sneakers, e telefoni interattivi.
Ecco, che questo sia stata una capitale del blocco socialista lo si intravede ormai sono in cotonature bionde troppo vaporose e magliette leopardate di signore avanti negli anni. Ma potrei essere benissimo in una balera nostrana.
Esce il sole tra le piante e fa caldo. Il verde scuro del lago, il verde dei salici, il battello bianco per l'isola, gli stand del cibo, la musica alta, la pace più avanti, con le barche a remi sul lago ed i ragazzi con le fidanzate.
Nel parco ci sono coppiette giovani, coppiette adolescenti, coppie giovanissime tamarre, coppie mature romanticissime, persone coi pattini, col pancione da birra, con lo skateboard, tanti con la bici, qualcuno che corre, quelli che marciano veloci e altri che, come me, camminano e basta. Cani a forma e sembianza di topo, roseti, case galleggianti, gente che scatta tonnellate di selfie, che se i pixel avessero un peso sprofonderebbero le panchine.
Girano coni gelato, patatine da passeggio, dolci fritti e rotondi arpionati con lo stecchino, bibite dai colori spaziali che non capisco se sono alcoliche i solo cancerogene, e rotoli di dolci fatti... a rotolo, come il Domopack, che viaggiano per mano avvolti in cellophane rigido che sembra una cartellina da ufficio. Questi tutti li portano in giro ma nessuno li mangia per strada.
Avanzo fino a teste in bronzo di politici europei, c'è pure De Gasperi ed Altiero Spinelli, disposte in circolo intorno alla piazza con la bandiera Europea, che la gente ci passa in mezzo e fa tic toc con le dita sui crani enormi e nessuno gli risponde.
Il mondo riversato all'aperto in un bel pomeriggio festivo.
Poi arriva uno squadrone di mezza dozzina di biciclette e sento avvicinarsi l'italico idioma con accento lombardo. Starnazzano discorsi alti e esistenziali: parlano di figa.
Uno fa ad un altro: "Ma io non sono come il .... (soprannome maschile), lui esce dal locale, né punta una e via. Io ho bisogno di stabilire un contatto umano prima". Prima di che? Le parole di perdono con l'andata delle bici.
Resta un fatto però.
Ok amico, sei frocio, fattene una ragione.
Inviato da iPhone
3 commenti:
tutta bella questa descrizione della tua esperienza domenicale e mi è piaciutissima questa " che se i pixel avessero un peso sprofonderebbero le panchine. "
Ma vuoi dire che la sensibilità nell'uomo è solo segno di omosessualità? Non c'è speranza per noi fanciulle, è solo grunt and push and not even a thank you?
Mai mi azzarderei a dire che la sensibilità sia legata all'omosessualità: anche questo è un cliché, 'che conosco dei miei "connaturati" così stronzi, che dargli degli stronzi è un complimento.
Dico solo che, in branco, gli uomini etero, come quelli gay, come le donne in branco, ma in questo caso gli uomini etero in branco sono stucchevoli, monotematici e portati ad indulgere alla goliardia virile. Che mi fa far sempre grasse risate. Perché parlano sempre e solo di figa. Anche quando rompono i cosiddetti parlando di calcio.
verissimo! Purtroppo entrambi siamo affetti da un po' di misantropia (anche per difesa è ovvio)che si manifesta più palesemente con coloro che sono di più "come gli altri". Dico purtroppo solo perchè mi piacerebbe di più essere affascinata dall'essere umano con tutte le sue - non stranezze, magari! - le sue "umane caratteristiche". Non è così e visto che siamo costretti a conviverci con queste caratteristiche, soffriamo. Ahhhhhh
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