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Tronfio di panettone guardo la collega che non conosco. La saluto con un cenno da lontano pensando a quanta gente, in azienda, mi sia ancora estranea. Eppure navigo in questi corridoi da più di vent'anni, possibile che non ci siamo mai incontrati? La mente vaga vagabonda nell'attesa che la mia giornata lavorativa si compia: ho il tempo per annoiarmi non dovendo far altro che farmi portare dal punto B al punto A senza avere il dovere di impegnarmi in alcunché.
Obbedientemente seduto al mio posto la guardo meglio. Ma certo che la conosco: abbiamo lavorato assieme! Certamente non ricordo né dove, né quando questo sia accaduto; tanto meno posso far risalire dal nero più nero della mia memoria, quale sia il suo nome. Ma è voce comune, provata, che io non abbia memoria dei nomi infiniti che mi transitano a fianco: nel giro di quattro giorni posso dimenticare il nome di chiunque: mettetemi alla prova?
Al contrario le facce restano impresse indelebilmente nella classifica basica di: "conosco", "non conosco", che, divisa nettamente in due da un rigo verticale, porto dentro l'hard disk biologico.
Il motivo per cui non l'avevo riconosciuta ad un primo sguardo è dovuto al fatto che tra oggi ed il momento, sia chiaro non lontano, nel quale abbiamo lavorato insieme, il suo volto è stato rimaneggiato selvaggiamente da un lifting cattivo e prepotente.
L'operazione ha innanzitutto rosicchiato il lobo dell'orecchio che, da tondeggiante, incuneato sopra il baratro delle profondità dell'orecchio esterno, trampolino pendilo nel vuoto caldo e colloso, è scomparso, diventando il lato geometrico di una piscina, probabilmente sporca ed inospitale. Un costone diritto di diga da cui fare il bungy jumping legati al cotton fioc. Dietro l'orecchio zona non raggiunta dal trucco, un reticolo di cicatrici sottili e rosate.
I vuoti naturali del volto sono stati sapientemente riempiti così che ogni increspatura potesse essere livellata in un unico massetto pre-piastrellatura che sa di fragile e gonfio.
In questo arricchimento di volumi le labbra sono state adeguatamente sopraelevate, anche se il lato destro di quello superiore risulta essere un po' più basso del sinistro.
Trucco abbondante ad esasperare il tono orientale dell'occhio, anche se la collega NON È cinese, e ricciolo birichino che cade simmetrico sulle guance, completano il parrucco. Lei china la testa ed anche quello si rivela un sistema frangia/frontale posticcio, fermagliato in alto.
Il tutto un capolavoro d'ingegneria meccanica.
Lo so bene che ricorrere al trattamento estetico può essere sia una necessità che una scelta: dice bene quel saggio che raccomanda di non giudicare mai le necessità/scelte altrui, non avendo certezza di quali stati d'animo vi si celino dietro. Eppoi ancora vige la libertà di scelta e di pensiero, o almeno credo... Quindi reprimo la critica ma ne racconto solo i risultati.
L'importante è che il progetto edilizio sia stato attuato cercando di piacersi prima che di piacere.
Però mi arrogo in ultimo il diritto di dubitare della terza abbondante in coppa C. Credo di poterlo pensare.
Non che la cosa mi interessi: mi appassiona solo l'aspetto etnografico del fenomeno di costruzione DELLA BELLEZZA.
Rischio di diventare maleducato a guardare così insistentemente. Mi viene in aiuto uno sgradevole gruppo di quelle checche esibizioniste, fastidiose e rumorose non meno esibizioniste, fastidiose e rumorose dei loro confratelli etero/smargiassi. Blaterano a voce alta verità assolute, ricordano insulsi ricordi comuni, fanno casino per il gusto di dire che ci sono. Non è mai stata una questione di genere: i rompiscatole travalicano tutti gli steccati.
Le ascolto un po' divertito constatando che, in gruppo, tutti si divertono un po' più rumorosamente del dovuto.
Naturalmente la collega si accorge di loro e si unisce al gruppo: come potevo dubitarne?! Elevando il livello di baracconaggine ben oltre la cupola della compianta Moira Orfei. Diventano amici da subito, di quell'amicizia profondissima ed istantanea che unisce solo coloro che si riconoscono come UGUALI. Ci manca solo lo scambio dell'indirizzo del chirurgo estetico poi siamo apposto.
Per fortuna il volo dura solo un ora e venti. Più o meno sono già arrivato a Milano. Qui potrò dimenticare tutti in un attimo. Anzi, l'ho già fatto.
Pure la collega che non so che faccia avrà quando ci ritroveremo ancora.
Buone feste.
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