giovedì 5 novembre 2015

A-NOSTALGICO



fotomiafattadame


Torino non è propriamente assolata quando vi arrivo dopo un viagio 
durato appena quarantacinque minuti, su un treno super veloce che accorcia ferocemente le distanze ed ha avuto tempi migliori negli arredi. 
È la prima giornata di freddo e cielo grigio dopo le ultime di sole ed aria così cristallina da godersi anche le montagne, le bellissime Alpi, come sipario. 

Passeggio, anzi passeggiamo, alla ricerca di un ristorante ed ora come allora trovo Torino bellissima. Interi palazzi stuccati fanno sì che ci si ricordi che è stata una capitale, forse la più elegante del Regno. Il contrasto col ruvido spessore delle facciate in mattoni resi scuri dall'umido del giorno, non ne sminuisce l'imponenza, anzi li trasforma in fortezze. Le piazze dalle forme sghembe, come gli alberi che le animano, fanno contrasto con quelle meno intime dalle ferree angolature geometriche. Ma la forza di queste prospettive rimanda al comandamento che richiede a chi vuole godere di una grande città, la necessità di alzare gli occhi per scoprirne le strutture, nascoste, invisibili a chi guarda solo a terra. Un contrasto di luoghi, lussi e desolazioni rendono questa impeccabile: perfetta così com'è. 

Troviamo una trattoria dai tratti rivisitati da una modernità senza la spina dorsale della tradizione e, naturalmente, ne usciamo scontenti. Tanto da rifugiarci in un dessert consolatorio in un posto poco lontano. 

Dopo il mio impegno in città proseguo la passeggiata da solo. Potrei infilarmi al Palazzo Reale per scampare al freddo ed all'umido che ricalano di sera. Non lo faccio e continuo a passeggiare in questa città che amo, è indubbio, ma che finalmente mi risulta a-nostalgica. La necessaria fatica di estraniarsi ad un posto in cui non si vive più e in cui non si vivrà di nuovo è finalmente fatta. Il distacco necessario a far sì che io la possa vivere senza affanno, è arrivato. La vita vissuta altrove e che mi fa amare altri posti e ancor di più i miei luoghi, impone di continuare a nutrire rispetto, ammirazione ed affetto per questo posto che è stato fondamentale per me. Ma finalmente metabolizzato il distacco, si placano gli attaccamenti. 

Non potendo pretendere di vivere in più luoghi contemporaneamente tutto questo era dovuto. Un grazie al mio Caronte, ai miei vari Caronte che mi hanno traghettato fino qui. 




Inviato da iPhone di Giampiero Pancini

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