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La signora sta in piedi, in larghe scarpette da ginnastica bianche allacciate male.
Non è più giovanissima, tiene in mano un ombrello asciutto che non appoggia a terra. Non sembra un gesto casuale, ma un'attenzione.
Guardo meglio perché sono curioso dell'essere umano e il solo suo apparire e bordo della carrozza della metropolitana, ha preso la mia attenzione.
Vedo che sulle mani indossa guanti di plastica monouso, di quelli da banco della frutta al supermercato, resta di traverso in un luogo isolato della carrozza senza sostenersi a nessuno degli appoggi che intrecciano la strada nel vagone.
Evidentemente evita il contatto con le cose, le persone e gli occhi altrui. Lascia che il mondo le scorra a fianco senza permettergli di sfiorarla.
Dev'essere per questo che, diligentemente, si sposta dal lato opposto delle porte in uso ad ogni fermata, eseguendo una danza guardinga, sempre un attimo prima che chi entra possa precipitarle addosso. Non parla con nessuno, non guarda nessuno, vive isolata dall'insieme del mondo che la circonda da ogni lato.
L'acquario nel quale vive non ha pareti di vetro, ma di energia e forse anche paura.
Non trasmette l'idea di una persona in disagio: il cappotto e i vestiti che ne sporgono sembrano più che dignitosi, quasi ricercati, di certo non è una barbona. I capelli son puliti anche se senza colore da tempo. Lo sguardo è fermo e lucido: segue i suoi pensieri e non ne è inseguito.
Non vuol avere nulla a che fare con ciò che la circonda. Quindi a contatto col resto del mondo mette brutti guanti, brutte scarpe.
Immagino allora che quelle siano scarpe "da metropolitana", che in quanto tali non siano ammesse in casa, che restino da qualche parte fuori dalla porta della sua casa, che esista un luogo loro riservato dove possano giacere tra un utilizzo e l'altro. Lì vicino resterà anche l'ombrello colpevole di essere entrato in contatto con qualche marciapiede ed i guanti, un'incetta garbata durante una qualche spesa settimanale all'Esselunga.
Ogni qualvolta si crea la necessita di un contatto col mondo, l'armadio esterno si apre come ad un astronauta pronto alla vestizione per la passeggiata lunare. L'indossare accuratamente lo scafandro porterà lui a difendersi dal nulla, la signora signora dal tutto.
Mi domando solo chi si senta più estraneo a chi.
Resta infatti lì fin'oltre la fermata seguente. Quella alla quale sono sceso io due settimane fa.
Ancora la ripenso.
1 commento:
hai fatto una foto con le parole- grazie di averla condivisa.
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