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Giorni di osservazione.
L'oggetto di tanta attenzione è il sottoscritto. L'osservatore sempre io.
Io. Il bizzarro essere volante che vorrebbe volare ma ancora deve aspettare quattro lunghi giorni: poi si farà, ma per ora "calma e gesso".
"Ossevandolo" scopro cose antiche in me. Come la capacità di passare un'intera notte in bianco inseguendo un loop-pensiero che non miglioro con la frequentazione, ma solo perfeziono, adattandolo alle mie convinzioni. Come se trovato un pezzo del puzzle mancante che sembra adattarsi ma non è proprio quello, a forza di immaginarlo nella allocazione voluta, non esatta, SBAGLIATA, lo lavorassi di cesello e ce lo facessi entrare comunque.
O meglio. Come se con i soliti pezzi di Lego trovati nella scatolina non costruissi l'ambulanza prevista, ma l'elicottero. I mattoncini son quelli mica altri, ma il risultato è diverso.
Questa capacità di vergare la realtà... O meglio: di dare ragione, alle prove raccolte per adattarle alla propria forma pensiero, è una capacità antica, sviluppata per salvarsi le penne quando la vecchia signora con la crocchia mi aspettava al varco per punire le mie mancanze, e la giovane signora con la permanente mi aspettava al varco... Per allontanarmi: troppa fatica, troppo peso inaspettato, troppe responsabilità non volute.
Mai facile parare i colpi. Sempre all'erta bisognava stare e tenere la testa allenata, pronta, fulminea.
In entrambi i casi si doveva trovare una ragionevole convinzione in sé per sopravvivere, rispondere alle domande dell'interrogatorio di una e all'allontanamento dell'altra.
Il lavoro di cesello per non soccombere era necessario e certosino. E giustificato, oltre che giustificabile. Si amavano entrambe le signore, con amori diversi ma sempre con intensità. Si prendevano i pezzi e si montava lo scudo che permetteva di scampare nuovamente dal disastro emotivo.
Si impiegavano ore: la scusa per allontanarsi dal castigo o avvicinarsi all'amore doveva essere plausibile, credibile. Accettata, altrimenti erano guai.
Ero bravo. Alla fine ce la facevo a sopravvivere agli incontri e descrivevo a me una realtà di favola, mia, solo mia, perfettamente felice e soddisfacente. Era una realtà falsa, bugiarda, ma serviva a me. Era funzionale alla sopravvivenza e alla formazione di quest'uomo.
Mi è rimasta, quindi, questa capacità che risulta perfetta a farmi passare lunghe ore di veglia. Perché proprio quando una bella dormita avrebbe lavorato da distanziatore ad una giornata bella ma che già nasceva per parare i colpi della precedente quasi finita in vacca, la mente inizia a fare i suoi bei giri di giostra, ed il "calcinculo" gira velocissimo per far sorvolare coi suoi sedili a catene, tutto il territorio sottostante. Un territorio smisurato, dove gli alberi son le parole, le siepi i ricordi ed i dolci, bei campi... Le strade senza uscita che mi costruisco da solo.
È diverso da un mero convincersi di aver ragione. Non di tratta ti questo, in questo caso. Si tratta di fare l'investigatore che mette insieme le prove per leggere nella maniera sbagliata. Pericolosissimo!!!!
Solo che tutto questo può diventare un percorso inarrestabile. E non c'è latte caldo che riesca a fermare il cervello per farmi dormire.
Un po' come Al Capone finito in carcere per evasione fiscale. Mica era innocente! Però è andato dentro per tutt'altro capo d'accusa rispetto a quanto potevano addebitargli.
Si sbaglia... Anzi: sbaglio. Serve a capire. E siccome non è detto che l'errore non venga ripetuto, capire serve a rimediare all'errore con maggior velocità.
E a ferire di meno, spero, l'uomo che cerca di dar ragione alle proprie ragioni. Perché poi una semplice telefonata basta a chiarire tutto e riportare la quiete.