mercoledì 15 febbraio 2012

AMSTERDAM



San Valentino tra birra, schnitzel e bistecca al pepe. 
In una birreria inizio secolo scorso. Di quelle che producono ancora la loro birra. Legni in colonne doriche e soffitti rosso sangue a riflettere pavimenti in piastrelle decorate. Specchi ampi e miriadi di seltzer colorati. Sgabelli alti che fanno incazzare Pips. Musica soul e un maledetto grande schermo con partita di pallone. 

Modernità inutili, che nessuno guarda. 

Non è un S.V. romantico nel senso comune della parola. Ma mi piace. La lontananza rende già da sé tutto più romantico. Anche Amsterdam con i canali ghiacciati che tendono a sciogliersi e l'odore di canna che per strada inebria anche gli indifferenti come me. 

Dalle suggestioni visive deduco che se esistesse un folletto della birra è in questo posto che vorrebbe abitare. 
Potrebbe rifugiarsi nei bei lampadari a forma di ombrello che spandono, dai globi di vetro opaco, una morbida e reverente luce gialla. E di notte, quando l'ultima pipì ha restituito ai canali l'alcohol ingerito, scendere a far baldoria di fondacci di bicchiere e del bel plateau di dolci su cui predomina una "grattacielica" cheesecake. Che non ordino perché non mi convince appieno. 
Potrebbe servire da guardiano notturno, da genio della casa, ed un manager lungimirante adottarlo come "logo" su bottiglie e bicchieri. Al posto dell'albero, forse una quercia. 

Tra i tavoli una donna minuta e per niente zingaresca divina presente e futuro attraverso la lettura dei lobi, dei nomi propri e dei nomi delle aziende per le quali si lavora. Avercela.
Rifiuto garbatamente per me perché non interessato. Per Pips perché dovrei aver voglia di fare il traduttore simultaneo. 

Van Gogh a pranzo. Per cena la birra e l'offerta di divinazione. Niente rose, dolcetti, anelli, promesse. 
Qualcuno a caso, in albergo, si lamenta che ancora non abbiamo visitato il museo dell'erotismo e quello della tortura. Mi rammarico di avergli imposto invece la forzatura dell'artista più famoso - giustamente o no - al mondo... E mi auguro vivamente che scherzi. 


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