sabato 24 luglio 2010
BRUXELLES
sabato 17 luglio 2010
IL CETRIOLO
martedì 13 luglio 2010
GLOB
Domanda da Rischiatutto:
"A pranzo ho mangiato salmone in salsa d'aneto e pasta al pomodoro bio: dove sono stato a pranzo?"
?????????????????????????????????????????????...
Colpo di scena amici ascoltatori: all'IKEA! Risposta esatta!
Credo fermamente che i menù del ristorante del grande magazzino mobili e chincaglierie varie, siano quanto di più statico, uguale a se stesso, globalizzato ci possa essere. Quasi da socialismo reale: uguale per tutti senza distinzione di classe sociale. Non che siano cattivi e immangiabili, intendiamoci, ammesso che si eviti il riso vegetariano regolarmente scotto; anzi, con soli 9 euri riesci a mangiare tutto questo e a buttare giù pure il caffè, con tanto di sigaretta a seguire nella civilissima zona fumatori che sta SEMPRE dietro il bar. Più uguali a se stessi di così neppure la disposizione merci dell'esselunga.
Se a qualcosa può servire quest'uguaglianza pedissequa, il riproporre le stesse vetrine dappertutto, oltre a ripetere uno schema che sicuramente vende, posso affermare che risulta di conforto per chi si muove da casa e lontano da essa deve stare per mesi. Non ci si sposta mai completamente, quindi. Almeno emozionalmente.
Certo che se ero in cerca di nuove avventure in questo modo non ne ho trovate. E se voglio trovarne pare debba spingermi verso universi lontani e sconosciuti. E per essere maggiormente sicuro di non ricadere nella routine della vita di tutti i giorni è bene che mi affidi al contatto profondo, avvolgente con la natura ed i suoi paesaggi. E anche alle costruzioni umane in mattoni, marmi, vetri e cemento che tanto riflettono - fortunatamente - il carattere di un popolo.
Per il resto... non saprei. Anche l'arte, con tutti gli spostamenti che commercialmente è costretta a subire, non è detto che possa essere esclusivamente localizzabile in un solo luogo. Pensate ai viaggi dei vari Leonardo Da Vinci per mostre, alle acquisizioni innaturale di opere d'arte da parte dei Musei che possono mostrare Leonardo a Washington o Van Gogh lontano dall'Olanda e in ogni singolo museo del pianeta - ma quanto ha dipinto quell'uomo???? Possibile che siano tutti suoi? - . Oppure interi templi greci nei musei di Berlino. O ancora sapere che Sua Maestà Elisabetta II ha nella sua collezione privata un paio delle formelle della Maestà di Duccio.
Che ci fanno quei legni nell'umida Inghilterra? Sono nati nel calore tiepido e spietato della Toscana... Che tristezza devono provare in quelle brume.
Certo: ci sono delle ragioni logiche e giustificate del perché certe cose non stiano al suo posto d'origine, mica voglio dire il contrario. E ci sono anche delle validissime ragioni che portano in giro per il mondo opere d'arte che altrimenti mai avrei visto. Come le opere di Duccio che dicevo sopra, ad esempio.
E' solo che... alla fine ho la sensazione che nulla stia al suo posto. Oppure la sensazione che arriva per caduta, che è quella di non essermi mai mosso da casa per quanto lontano arrivi.
Occorre quindi prendere il - poco - di buono che c'è in questo e viaggiare a zonzo, prendere la scusa di andare a vedere cose che non stanno tutte raggruppate ma ben sparpagliate. Ma è bene farlo ricordandosi che nel mezzo di questi tour de force c'è il diverso che dobbiamo riuscire cogliere; e non nei supermercati o alle IKEE che son tutte uguali e vendono le stesse scatole. Per non tornare addirittura dall'oriente con la sensazione di non essersi mossi da casa. E dobbiamo farlo da noi mettendo in moto cervello, pelle, vista e olfatto. Nessuno ci aiuterà.
Se vi capita invece di fare un viaggetto in Canada consiglio una sosta a Klainburg, vicinanze di Toronto, dove c'è una collezione spettacolare dei dipinti del "Gruppo dei 7". Ecco, quelli sono quasi tutti in Canada e sono così poco conosciuti che a quanto pare non si schiodano da lì. Quelli potrei definirli opere d'arte prettamente autoctone e lì restate.
lunedì 12 luglio 2010
TOM X 2
Tom Tom Tom delle mie brame, vuoi portarmi diretto alle porte del reame?
Manco per niente.
Stamani ho chiesto alla cassiera della Coop dov'era il più vicino IperCoop: avevo bisogno di intimo e quello a marchio è di ottima qualità a prezzo decisamente inferiore a quello delle grandi marche. Certo non è sexy smutandarsi davanti a sconosciuti e rivelare il marchio cooperativo; sarebbe certamente meglio svelare un CK, o un capino delle due sceme (D&G). Ma tanto si tratta di abbigliamento lavorativo ed in più le braghe le faccio vedere solo a chi mi conosce bene, quindi...
Insomma, la cassiera molto gentilmente mi dice che da lì è MOLTO MA MOLTO più vicino Vignate che Lodi dov'ero già stato, "Un quarto d'ora al massimo" dice. Fa per darmi indicazioni ma io, saputello, dico: "Non si preoccupi, metto i dati nel Tom Tom e ci arrivo".
Pensavo.
Invece, appena inseriti i dati il malefico apparecchio mi spedisce in una strada sterrata. Ohibò! Va bene scegliere il percorso più breve, ma arenarmi tra le zanzare e le sabbie mobili non era nelle mie intenzioni quest'oggi.
Torno indietro e cerco una strada alternativa mentre la voce di Peppinedda mi intima di tornare indietro e infilarmi nel ginepraio. Manco morto...
La ignoro e proseguo a naso verso altri lidi. Imboccata una strada che pare vada in direzione mi rimetto a seguire le indicazioni dell'apparecchio e mi ritrovo all'imbocco di un'altra sterrata, con tanto di indicazioni di "strada privata", "divieto di accesso", "cazzi vostri".
Bestemmio e torno indietro. Allora seguo la bussola dell'apparecchio e mi lancio per una strada asfaltata: mal che vada, se devo tornare indietro, la strada la so.
Finalmente il coso comincia a suggerire strade percorribili e in venti minuti arrivo a destinazione.
Acquisto, esco e rimetto in moto l'apparecchio. Vedo che segna una strada diversa da quella di arrivo. Mi dico: "Magari l'ha capita che in mezzo ai campi non ci voglio passare. Infatti dopo in chilometro circa mi fa entrare in un paesello, anche carino, ma pretende che imbocchi una strada a senso unico contromano per farmi percorrere un sottopasso ferroviario...
Giro intorno al problema ma non riesco a sottopassare la ferrovia. Mi indica parcheggi come strade, strade che non ci sono o che c'erano ma che hanno cancellate chiuse perché private.
Un altro paio di bestemmie mi fanno decidere di fare nuovamente di testa mia: torno indietro mentre LEI, la flautata voce di Peppinedda che esce dalla macchinetta, insiste perché faccia inversione a U. E riprendo la strada dell'arrivo. E vaffan....culo.
Naturalmente di rifare esattamente il giro di prima non se ne parla e dopo un po' mi chiedo dove diavolo sia finito. In lontananza gli aerei di Linate che decollano - non dovrei essere poi così lontano da casa... - e più vicino lo splendido edificio della sede Mondadori... Guarda dove sono! Se faccio mente locale alle immagini che vedo dal finestrino mentre decollo, non dovrei essermi proprio perso-perso...
Cerco di dare fiducia alla tecnologia che mi fa imboccare una strada in mezzo ai campi, asfaltata stavolta, che quando passa un SUV rischio di dovermi spostare nel fosso con le rane per non perdere la fiancata. Ritiro lo specchietto retrovisore: non si sa mai...
E dove sbuco? A due passi da casa a Bettolinia, a due passi dal Castello Borromeo, nell'omonima Peschiera, punto di arrivo delle mie passeggiate a piedi.
No, alla fine non mi sono perso, ma se era per quell'attrezzo, a quest'ora stavo a tirar fuori la Patty dalle sabbie mobili.
E adesso ho canotte per il lavoro e mutande nuove! Hai detto poco!