venerdì 29 aprile 2016

RIFLE-zone




fotomiafattadameconcontributodiElena


Sera davanti alla TV. 
In "Bones" una anamopatologa single e di colore ha adottato una bimba;
in "Grace Anatomy" due donne sposate tra di loro hanno una figlia, mentre una coppia di papà porta il figlio in ospedale per un infortunio subito su un campo da baseball;
in "Sex and The City" l'amico di Charlotte si sposa l'amico di Carrie. 
In Modern Family uno dei figli del capostipite è sposato ed ha una figlia col marito. 
La Maria de Filippi porta sul trono tornisti omo.  
Al cinema Kung Fu Panda ha il disprezzo del ciccione orrendo (possono due papà crescere un figlio?!?!?!?!?!)

La certezza che certi bigotti medievali non guarderanno queste trasmissioni, questi film gender/sconvenienti, mi fa godere profondamente, sprofondato sul divano, di questa confort zone.
Comunque vada in Parlamento a maggio, è il mondo che ci circonda. Non il contrario. 

Sì sì sì


Inviato da iPhone di Giampiero Pancini

giovedì 28 aprile 2016

NOTTURNI




fotomiafattadame



Durante le ormai frequenti, lunghe notti d'insonnia, passo le ore pensando le cose più strane.
Prima di tutto penso di essere diventato vecchio, vecchio perché la leggenda vuole che i vecchi dormano di meno dei giovani, per non perdere tempo. Non si sa mai che quei pochi minuti passati in Morfeo Town possano essere quelli decisivi dopo una vita di cacca.

Poi penso di essere scemo perché non ne parlo con la mia omeopata, visto che il disturbo del sonno si è reso più evidente da quando mi sta curando con discreto successo, una gastrite con reflusso che mi impediva una vita attiva: sembravo entrambi i gemelli della pubblicità del G., noto prodotto deputato al sollevare dal reflusso, solo senza Bar-B-Q e mazzo di fiori da gestire. Ma gliene parlerò a breve perché spero di incontrala al più presto.

Poi penso di prendere in mano un libro ma sono un po' di mesi che sono diventato ipercritico e nulla mi soddisfa a pieno. Proverei volentieri anche l'ultimo di J. Franzen, ma essendo un tomo di una certa consistenza, pervicacemente incartato con la plastica termosaldata per impedirne lo sfogliamento", temo di inciampare in un mattone buono solo per innalzare un tramezzo: sarò certamente smentito, ma pure i grandi a volte falliscono... Ho la Fitzgerald al momento tra le mani, ma posso dire che non mi fa volare come altri suoi libri? E poi tutti quei termini tedeschi che come tutta la lingua tedesca non mi resta in testa... Ne sa qualcosa la mia insegnate di quella lingua che, disperata, si perde per Arezzo seguendo le mie bislacche istruzioni per raggiungere il Duomo.

Quando ogni tentativo di addormentarmi fallisce, e son già le tre come adesso, mi incanto a vedere precipitare da scaffali capienti, giù nel condotto buio che porta ai miei neuroni, tutti i ricordi, le tensioni, gli avvenimenti che hanno caratterizzato il giorno prima. Ho visto un bel film? Lo rivedo tutto, scena per scena.
Ho fatto un concorso interno aziendale? Lo ripercorro tutto, risposta per risposta, sensazione per sensazione, errore o successo in maniera circostanziata, chirurgica.
C'è un dolore, una frustrazione che non posso scacciare? Tranquilli: è già lì, posizionata sul tavolo anatomico ed io son pronto a fare l'autopsia del cadavere, che essendo una frustrazione passata è già defunta di certo. Ed quanto puzza!

Poi c'è la digestione ed il pensiero del viaggio di rientro o quello di partenza. C'è il cuscino freddo, il piumone caldo, la stanza silenziosa, il palazzo poco abitato, la luce mancante, la fifa di essere da solo. Altro?

C'è tutto questo ma non c'è il sonno.
Mannaggia a me!
E soprattutto manca un bel farmaco dopante che mi faccia dormire.

Aaaaahhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!

Inviato da iPad di GP

martedì 26 aprile 2016

EVVIVA L'INTERNET


tuttofotografie.blogspot.com

Posta, montagne di posta da smaltire ogni volta che metto piede in casa. Come se l'elettronica ed i suoi archivi non esistessero e ancora strani, microscopici, ineffabili amanuensi lavorassero ad ogni ora del giorno e della notte con  il solo intento di riempire la mia cassetta della posta. Così che quando arrivo in Toscana, attraverso la finestrella di vetro, vedo una massa minacciosa di buste commerciali con finestrella trasparente che mi attende ed attende di essere smistata e divisa e controllata.

Tanto io ho così taantooo tempo da perdere a guardare le bollette le poche volte che vengo a casa, che che cosa volete mi costi??? Nulla.

Nulla...

Nulla????????????????

Non è che non ci abbia provato a fare le cose per bene, a non avere più bollette in carta, estratti conto in cassetta e fatture da catalogare nello schedario. Ci ho provato eccome!

È solo che la tecnologia non collabora. Ho un blocco all'ingresso del sito della Tim da mesi: vedo i conti ma quando cerco di andare più in profondità e cambiare l'indirizzo della fattura... Il delirio. Password che non prendono, nuove password che non aprono, mi riconosce il DNA ma l'iride fa cilecca.

Per parlare con l'Enel potrei affittare un camper per piazzarmi davanti alla casella postale di Potenza: ci metterei meno tempo che aspettare la telefonata sia smistata dal call centre.

Per la bolletta dell'acqua: "Lei vuole cambiare l'indirizzo a cui spedire la  bollettaaaa?!?!?!? No, al telefono non si può fareee. Lei deve prendere un foglio di carta bianca e scriverci - ha detto proprio così, assumendo un tono di maestrina annoiata - io sottoscritto, nome e cognome, numero utente, indirizzo, chiedo di ricevere la fattura all'indirizzo tal de tali. Poi lo manda via fax al numero...": Le ho detto che non disponendo di fax non avevo intenzione di spendere neppure un centesimo per inoltrare la domanda e che esistendo la posta elettronica che più o meno è gratuita...

Poi l'ho piantata lì perché davvero non posso reggere più di tre rifiuti in un giorno solo.
Anzi due, che la fattura Tim adesso me la manderanno a Milano.

Perché voglio quegli inutili pezzi di carta dove vivo? Perché pochi mesi fa alla mia banca, che non nominerò perché se mi fanno causa anche se ho ragione io vincono loro, perché hanno avvocati e potere da urlo, alla mia banca dicevo, hanno deciso di bloccarmi tutti i pagamenti che si depositavano nel conto da secoli, da quando ho bollette mie proprie. Ho avuto la bella idea di chiedere il blocco di un pagamento di una sola utenza e pochi mesi dopo mi hanno bloccato telefono, carta di credito ed sono stato fortunato che non mi abbiano tagliato la luce, l'acqua, ripreso la macchina indietro e denunciato per mancato pagamento dell'assicurazione.

Ecco perché, non riuscendo a farmele mandare via mail voglio le bollette dove vivo: posso vedere se vanno pagate o no.

Sempre che riesca sconfiggere la tecnologia, e le centraliniste maestrine...


lunedì 11 aprile 2016

MONTAGNE DI PLURIBALL


fotomiafattadame

Gambe in spalla. Se davvero il mal di stomaco è passato dimostriamolo camminando.
Quindi: gambe in spalla.

Approfitto della giornata di un cielo limpido e spropositatamente grande per andare in Moscova per stampare il racconto su cui sto lavorando da tempo: è lui che mi tiene lontano da queste pagine elettroniche - ammesso che a qualcuno manchino - e lo continuo a stampare perché mi sono accorto che le correzioni si individuano meglio quando ho in mano la carta stampata ed una banale penna rossa.
È una scusa, null'altro, ho una serie infinita di copisterie vicino casa, ma lo so e mi va di fare una bella passeggiata. In più: la gentilezza della signora della copisteria, la sua proverbiale e sempre presente pazienza, fanno sì che abbia davvero voglia di rivolgermi a lei nel momento del bisogno. È un po' come quando si decide di spendere i propri soldi in un posto piuttosto che in un altro: lo si fa per X ragioni. Le stesse, ma opposte, quelle che non ci fanno più frequentare altri luoghi.
Due gironi fa sono stato testimone di una sbuffata e di un'alzata di occhi al cielo perché avevo osato chiedere tre caffè in un bar... Vigliacco, li ho pagati e mi son pentito di averlo fatto: pagandoli ho pure dato l'impressione di aver approvato l'agire del barista.


Faccio un giro molto più largo del necessario, indugio davanti alle poche vetrine allestite o visibili dall'esterno. Mi godo una parete intera di fiori d'orchidea, messa su con solo tre piante dai fiori immensi e perfetti. Ai loro piedi due cassette di legno da cui sbucano ranuncoli coloratissimi: bellissimi. Oppure il negozio all'angolo di Richard-Ginori, con i suoi piatti con scene di caccia in sfondo rosso e le suo uova coloratissime.
Le altre vetrine non si vedono, si preparano all'inaugurazione del Salone coperte da pesanti fogli di carta bianca che impediscono la vista dall'esterno: tutto dev'essere una sorpresa.
La città è in fermento. Non c'è Settimana della Moda che tenga, Artigiano in Fiera o fiera del Trespolo Estivo Ricollocato in Collina: il vero boom di iniziative, eventi e vivacità è concentrato nella settimana del Salone del Mobile. Il quale è detto solo :"il Salone", e l'abbreviazione vale l'importanza.

Passo per Brera, il quartiere eletto come Design District dove è tutto un montare e smontare di istallazioni. Tutto un lavorare nei numerosi cortili di ringhiera dove ditte specializzate offriranno "EVENTI" al grande pubblico oppure ad una ristretta cerchia di critici ed addetti ai lavori. Davanti alle porte di questi locali sono già piazzate le guardie che impediscono l'accesso ai comuni mortali, in completo rigorosamente nero e radiolina all'orecchio. Manco dovessero aspettare Obama.  Se ti affacci a vedere una pittura che sta all'ingresso del cortile e sta lì da sempre, quelli che stanno tirando via fogli e fogli e fogli di pluriball da oggetti misteriosi, con la cura che contraddistingue il trasporto di un Van Gogh, ti guardano male come se fossi entrato a spiare.
Batto in ritirata prima che venga cacciato in malo modo.

Non c'è aria di trasgressione, di leggerezza, di inutilità durante il Salone. C'è invece aria di solidità, di persone che lavorano e vengono a Milano, indiscussa capitale italiana delle idee, per mostrare il loro lavoro, il loro impegno, la loro ricerca che poi, inevitabilmente, da qui partirà per fare il giro del mondo del buongusto. Perché se è vero come è vero che questo Paese arranca, che ancora nel 2016 alcuni medievalisti restano ancorati ai posti del potere politico e mediatico, le idee, le belle idee non ci sono mai mancate.
Anni fa, parlando con chi si occupava della vendita di beni di lusso, ma di quelli solidi e non delle borsette barocche della Dolce e della Gabbana, questo signore mi disse che nella sua boutique le vendite vere si facevano durante il Salone e non durante lo sfarzo modaiolo delle sfilate che tanta "gente porta, ma vendite davvero poche".

Ecco perché vedendo tutto questo darsi da fare mi fa pensare che io, mannaggia, la prossima settimana la passerò lavorando: "mi darò da fare" altrove, in luoghi ameni come Lamezia Terme e Brindisi e mi perderò tutto il perdibile. Avrò una pausa, tra una partenza e l'altra, solo venerdì e non è detto che me la senta di girovagare per la città. Potrei sentirmi provato...
Peccato: l'anno scorse riuscì a vedere alcune cose in giro e mi piacquero davvero tanto.

Pazienza.
Rientro in casa che già il cielo sta cambiando e mi metto a stirare. Se voglio partire per il lavoro ho bisogno di stirare un po' di camicie per l'uniforme.

Buon salone a tutti.
Raccontatemelo voi.