fotomiafattadame
Ci son rimasto male.
Non avrei dovuto perché tutto scorre, cambia, si evolve. Ma ci son rimasto ugualmente male. A vedere le saracinesche della Libreria del Corso chiuse, sovrastate ormai della gigantografia con le facce dei Pooh incartapecorite e inutilmente stirate, zigomate dallo stesso chirurgo, ci son rimasto male. Ed i Pooh non mi son mai piaciuti, neppure ora che si sono sciolti poi riuniti con Riccardo Fogli.
E quando dico che la libreria è chiusa intendo chiusa per sempre. Closed, svuotata, al buio, già polverosa.
Eppure avevo seguito, anche questa volta, la medesima tecnica di sempre per arrivare fino lì ed acquistare in una libreria reale, una di quelle che non fosse un "non luogo": avevo sfogliato i cataloghi online di Amazon, Feltrinelli, Mondadori o chi per loro, poi, una volta deciso cosa mi andava di leggere, una volta focalizzati due o tre titoli che potevano servire alla bisogna, sono rientrato nella realtà per passare al contatto tattile, visivo, olfattivo coi volumi selezionati per eleggere il prescelto.
L'acquisto doveva aver luogo in un posto confortevole e pieno di quella realtà che solo i negozi amati, voluti, curati e sofferti posseggono.
Non ce l'ho col mondo dei centri commerciali, o coi siti internet che offrono pregi innegabili quali anonimato e maggiore libertà di approccio al prodotto, orari più o meno illimitati.
Però è innegabile che tra questi ed un qualunque negozio lungo la strada che racchiude come un'osteria la sua perla/bottegaio qualche differenza ci sia.
Io preferivo quella libreria lì. Era ampia, con un una vetrina d'ingresso che era già quello un luogo di consultazione; poi seguiva un enorme salone ad elle, con varie isole e pareti a scaffale tra le quali vigilavano e consigliavano scarsi addetti. L'illuminazione era buona, l'aria intrisa di odore di stampa, la scelta, il consiglio vastissimo. Non c'erano commessi ossessionati dalla necessità di realizzare la vendita e chi acquistava aveva la calma ed il tempo di chi si avvicina al libro come ad un oggetto degno di rispetto. Eppure gente ce n'era sempre. La cassa aveva una sua piccola coda e niente lasciava pensare che prima o poi... Ed io lì volevo dare ai miei soldi la direzione giusta, scegliendo chi creava un valore reale, occupazione, benessere a persone vere e non a consigli di amministrazione, dal mio denaro.
Non so perché ho scelto quella libreria rispetto ad altre. Ma ad un certo punto, mentre la città mi si apriva nuovissima davanti, mi è capitato di entrarci e di decidere così. A prima impatto la scelta era stata su un altro negozio molto più vicino a casa, abbandonato in fretta e furia non appena gli ho visto esporre per troppo tempo ed in un'intera vetrina, libri politici che avranno attratto altri ma hanno respinto me.
Così sono arrivato lì, ma adesso è chiusa ed io mi devo ricreare un altro luogo familiare.
Perché è di questo che si tratta: di un luogo familiare come una stanza di casa, che improvvisamente ho trovato con la porta sbarrata da una serratura di cui non ho le chiavi. Devo ridisegnare una mappa di un luogo noto. Ho bisogno di una bussola.
Così ho attraversato la strada, ed il libro che volevo l'ho preso altrove senza neppure guardare troppo per il sottile.
Affranto, deluso, continuano a non piacermi i Pooh.
Ed anche un po' irritato per non aver saputo che la grande svendita della libreria in chiusura prevedeva uno sconto del 30%...
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