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Forse come dice tra le lacrime la protagonista del telefilm, la necessità primaria di fronte all'abbandono, alla MORTE, alla FINE in qualunque SUA forma è avere qualcuno che si possa accorgere della sparizione.
Un testimone che pianga o magari solo compianga. Ma soprattutto qualcuno a cui mancare. Che andando oltre il dissolvimento, la scomparsa/sparizione possa testimoniare dell'avvenuta presenza.
Lo so, guardo troppa la televisione, il più delle volte colpevolmente accesa.
Ma perché qualcuno ci ricordi, o meglio si accorga della nostra mancanza, è necessario lasciare delle tracce.
E qui ti voglio...
Una famiglia serve alla bisogna, tradizionale o farlocca che sia basta e avanza.
Oppure degli amici.
Gli sprovvisti di tale capitale/investimento umano, quelli che la famiglia ce l'hanno ma è un po' sgranata, quelli che non son riusciti ad instaurare il benché minimo trait-d'union sentimentale, quelli il cui blue tooth interpersonale è sempre stato off, è bene che si rimbocchino le maniche e si preparino all'azione. Come fare?
Potrebbero provare a farsi grandi uomini. Eccellere nelle arti, nella cultura, nel feroce accumulo di ricchezze, nel dispensare amore senza limiti verso il prossimo.
Percorsi irti di difficoltà che per loro natura impervia giustificano l'ignavia morale.
Per quel che mi riguarda non ci saranno scritti fondamentali, creazioni rivoluzionarie, invasioni efferate di altre civiltà da scrivere sui libri di scuola. La mia vita banale sparirà a breve termine dopo di me.
Arrivato in tarda età e con la consapevolezza che "manco le foto posso lasciare", potrò sempre trasformarmi in un efferato serial killer. Il bastardo autore de "I delitti della dentiera". Due risate alla scuola di polizia sono un fine dignitosamente perseguibile.
Intanto continuo a guardare "Grace Anatomy", "Downtown Abbey", "C.S.I" nella certezza che "certe porcate" riescano almeno ogni tanto a farmi fermarmi a pensare.
Che è sempre molto di più di quanto riescano a farmi fare la Clerici o la Palombelli.
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