mercoledì 24 febbraio 2010

PRECISAZIONI


Chiamato in causa troppe volte dall'attempata a Melinda, mi vedo costretto a chiarire in questo luogo pubblico, lo stesso dove sono stato messo alla berlina, quanto segue:
A- non mi sono mai sentito compreso nel prezzo della comoda casa in cui risiede la Signorina Melinda: quando vi fui accolto lei non vi abitava per motivi di lavoro da almeno 3 anni. Siccome sono stato l'unico a seguire e assistere con affetto e devozione i genitori della suddetta, non vorrei che fossero utilizzati sgradevoli quanto ingiusti, e non meno egoistici motivi di asse ereditario per escludermi dal diritto di godere della casa in cui ho abitato praticamente dalla nascita. Il fatto che non ci sia un mio certificato di adozione reperibile non diminuisce la stima e l'affetto che gli originari proprietari dell'immobile nutrivano per me;
B-non è vero che Melinda mi serve solo e soltanto da portiera: la vecchia carampana mi serve da portiera, da ristoratrice e da massaggiatrice. Non avendo Lei molto da fare di più che ciabattare per casa senza concludere nulla, l'impiego del suo tempo, limitato ad un ristretto periodo di cinque minuti al giorno, dovrebbe essere considerato solo come un atto di cortesia dovuta. Se non passo dalle gattaiole sono fatti miei. Se vuole liberarsi da qualcuna di queste incombenze che mi dia una copia delle chiavi di casa;
C-in Germania con Frank e Ros ci andasse Lei! Alla mia età un così drastico cambio di abitudini alimentari, sociali ed ambienti sarebbe fatale. Mi sembra inutile spiegare che quando lo scambio fu richiesto da Ros e immediatamente accettato dalla stronza Melinda io abbia subito un trauma dal quale ancora non mi sono ripreso; è per questo motivo, quindi, che in questo periodo mi si può vedere riposare e mangiare un po' di più del normale;
D-una foca sarà lei! Il mio aumento di volume complessivo non corrisponde ad un aumento di peso ma alla quantità di pelo invernale che ho dovuto produrre per sopravvivere ai giorni in cui sono stato abbandonato per le gelide scale di casa;
E-perché di abbandono vero e proprio si tratta! L'aver confezionato una scatola per tenermi al caldo, non può da sola sopperire ai doveri di cura del mio affidatario. La balena spiaggiata suddetta Melinda ha quindi il DOVERE di fare in modo che le sue partenze siano ridotte al minimo indispensabile. E durante queste trovare il modo di rendere la sua assenza il più confortevole possibile per me. Mi pare abbastanza dover elaborare in solitudine il dramma dell'abbandono, che dovere, in più, gestire il freddo e lo scomodo di un ambiente non familiare;
F-non sono stato io ad aggredire la stupida cana di mia sorella il giorno di Natale, ma lei a scivolare con l'orecchio sul mio artiglio, casualmente disteso al di fuori del bordo della cesta. Trovo meschino e infantile rinvangare un argomento che pareva concluso nel migliore dei modi e senza perdite di parti anatomiche. Per evitare incidenti futuri propongo: o che si faccia partecipare la cana ad un corso di portamanto, o che la si ceda in adozione a terzi non frequentatori della mia casa, o che le se facciano mettere lenti a contatto, in modo che mi veda e che i contatti - appunto - tra di noi, siano limitati al minimo indispensabile. Colgo l'occasione per domandare: visto che tra i due sono senza ombra di dubbio quello arrivato per primo, perché non fare dormire LEI fuori della porta e accogliere ME nella casa vacanze?
G- ultima e qui concludo: avviso la putregona Signorina Melinda che avendo da adesso accesso a queste pagine tramite una chiavetta internet personale, che ogni violazione o descrizione non condivisa della mia privacy, ogni pubblicazione di mie immagini non autorizzate, verrà controbattuta su queste stesse.
Distinti saluti
Pallino P.

IN RITARDO

Questo è vecchio, risale al 15 febbraio e mi sono scordato di postarlo. Ma mi piace ancora, quindi ecco il copia-incolla in azione.

Rio de Janeiro o Lercara Friddi?

Ovvero: è possibile farsi scassare i cabasisi nel posto più silenzioso del mondo da una mandria di esagitati che all'una di notte percorre le strade al ritmo di musica da discoteca con la scusa del carnevale?

Quello "strano signore" che condivide la mia vita mi fa: "Andiamo a letto presto. Tu devi alzarti alle cinque domattina, è essenziale che tu dorma qualche ora".

Niente di più profetico quel "qualche".

insomma, i vortici del carnevale e dell'eccesso anche per le strade di paese, giusto per non farsi mancare nulla, neppure un'allegria gridata e ballata nel freddo, sotto una pioggerellina insistente. Contenti loro...

Stamani mentre percorrevo le strade per andare a prendere il primo pullman per il capoluogo di provincia, un enorme paciugo di coriandoli e lattine e bottigliette di plastica ricopriva le strade, in attesa del salvifico passaggio dei netturbini. Ho pensato a tutti quelli che si erano alzato così presto come me e che invece di affrontare un viaggio di 11 ore comodamente seduti in mezzi pubblici, avrebbero dovuto affrontare almeno otto ore di lavoro, magari neppure esaltanti. Qualche accidenti dev'essere volato e sparpagliato come la pioggerellina su tutte le teste darzanti-urlanti-festante.

Dico io, non era meglio anticipare al sabato?


Ma la cosa non mi ha portato malumore. E pure se lo avesse portato, la spettacolare luce che faceva da sfondo al paese quando ne siamo usciti alle sei e mezzo, una luce rosso-arancio che esaltava il bianco delle case e che sfumava nella scalatura dei grigi delle montagne alle spalle, più scure quelle in primo piano, più chiare e sfocate quelle quelle che facevano da quinta, quella luce dicevo, avrebbe calmato il cuore di qualsiasi esagitato. A quell'ora del mattino, tutto quel giorno a disposizione, fa capire che le mie preghiere per una primavera subitanea stavano per essere esaudite. La luce, complici le abbondanti piogge dei giorni passati, entrava di traverso sui fili d'erba e gli dava quel tono ricco e grasso del verde delle risaie. Qui non ce ne sono: il terreno è scosceso e le rocce affiorano bianche qua e là; al posto dei microscopici bordi che contengono le acque dei cereali, muri di pitra.


Bene, questo è stato il regalo d'inizio di questa giornata: il sacrificio estremo - per me - di alzarmi presto è stato ripagato da questo panorama di ossessiva bellezza.


La mia vacanza di coccole più che meritate è quindi finita.

Bilancio:

1- ho preparato due volte i fiocchi-stracci-cenci, chiamateli come volete, e sono spariti alla velocità della luce;

2- ho preparato un'abbondante cena per la cognata in visita e sono stato ripagato con l'invito ufficiale al matrimonio della figlia e quindi mi sento... fregato. AAHHHH!!!! Allergico da sempre alla confusione dei matrimoni, ho provato di tutto per non andarci, ma i miei sforzi si sono rivelati vani di fronte all'intenzione di volermi lì, sua di lei e del mio "strano signore". Mi armerò di santa pazienza e continuerò a pregare di essere riassunto al lavoro e indisponibile per quella data. Non ce l'ho con loro, anzi sono onorato della richiesta, ma proprio non ce la posso fare.

3- dopo l'ennesima smusata sgarberia del giovane proprietario dell'unico punto internet della città, che adesso non mi vuole nei paraggi neppure il fine settimana, perché i computer servono per inviare le scommesse ai bookmakers, ho deciso di prendermi una chiavetta per poter, almeno, vedere la posta quando mi va. Pensavo che pagando il servizio al posto pubblico mi spettasse un minimo di diritto all'uso, anche se non tiro fuori i soldi per puntare sui cavalli o su tutto quello su cui si può scommettere. Invece pare di no.

Prima che alla signora che mi ha fatto avere l'abbonamento ho comunicato la mia intenzione di rendermi indipendente al giovane proprietario del locale scommesse, dal cui bugigattolo sono uscito al grido di "CHIAVETTA!";

4- ho una fantastica borsa dell'acqua calda elettrica per scaldare le mie sere solitarie: si attacca la spina e dopo tre/quattro minuti l'ambaradan è caldo e coccoloso per ore. Love My Strange Man;

5- sono riuscito a leggere non uno, ma tre libri e a portarne a buon punto anche un quarto. Questo significa che non ho avuto molto da fare, che probabilmente i libri erano brevi, ma pure ho trovato storie avvincenti. L'ultimo: "Boccamurata" di Simonetta Agnello Ornby l'ho preso proprio lì in Sicilia ed è una bella storia siciliana, densa e impertinente. Bello. Ho scelto proprio bene.


Mica male come bottino, vero?


giovedì 18 febbraio 2010

MILANO


Dunque, il post precedente, incompleto e non corretto è stato rimosso perché è stato pubblicato, invece che salvato, mentre parlava solo di puzze e di temperature, ma non era di quello che volevo realmente parlare.

Fatta doccia, quindi è tutto superato.

Comunque: sono a Milano per un impegno legato al mio ex lavoro. Se ci sono è perché vorrei che potesse non essere più "ex" ma veridico. Mi sono preso il solito B&B che uso a Milano, carino, ben arredato, vicino ai mezzi per arrivare in centro e dopo aver depositato le valigie mi sono catapultato in centro. Lì ho avuto un gradito ritorno. Sono stato assalito dalla sensazione che arriva di sottecchi ogniqualvolta arrivo in una grande città, anche se la conosco. La sensazione dell'immensa solitudine che provo anche se circondato da milioni e milioni di persone... anche se non sono tutte lì intorno.


Questo non perché non abbia un amore particolare per le grandi città; anche se mi ritengo molto più un tipo da "borgo" amo Toronto, Torino - tutte e due iniziano con la T... - e lì mi sento a casa. Effettivamente ci ho vissuto quindi le due nominate partono da una posizione avvantaggiata.

Ma quando arrivo in un grande centro la sensazione di essere solo e disperso aumenta con velocità esaltante.

Questo sentire vale per tutte. In alcune ci sono stato centinaia di volte, in altre meno, ma le conosco bene. Conosco le loro puzze - ci risiamo... ma è incontestabile che ogni luogo abbia i suoi odori che ce lo fanno riconoscere da qualunque altro, e la stessa cosa funziona anche per le città - e molti dei loro angoli, perché sono un gran camminatore. Ora, prendete un gran camminatore e un gran curioso, riuniteli all'interno della stessa persona ed eccovi uno che quelle volte che è stato mandato in giro per il mondo - e vivaddio! - ha usato la maggior parte del suo tempo a fare il giovane esploratore. Anche lo shopping, ma soprattutto esplorazione. Forse perché era un modo per sentirmi meno solo!

Ciò non toglie che a volte, spesso, non mi sono sentito a mio agio: percepivo la lontananza dalle persone che amavo e la bellezza della scoperta che facevo ogni volta, non riusciva a compensare il sentire.

Ho il ricordo di una volta a Miami, in metropolitana, la mia musica preferita nelle orecchie e mi veniva da piangere. Nessuna situazione di pericolo, nessun ricordo sgradevole o triste. Solo la sensazione di sentirmi abbandonato. Non era la prima volta e non sarebbe stata L'ULTIMA.

Nel corso degli anni ho solo imparato a conoscere questo stato d'animo e a conviverci.

Invece se sono disperso nel bel mezzo del niente, sto da Dio. Niente patemi, nessuna ansia. Mah!

Che sia la presenza delle persone che non conosciamo e verso le quali non proviamo nulla, e che verso di noi non possono che provare al massimo una lieve curiosità, a far sì che si crei questa contraddizione in termini? Più soli in mezzo al mondo e perfettamente a nostro agio nella perfetta solitudine?

Che proprio tutto quel mondo che ci gira intorno serva da "ricordatore" per le nostre assenze?

Non lo so. Ho smesso di chiedermelo da un po' accettando che questa cosa accada con regolarità. Non lo somatizzo più. Tutto qua.


Ora vado a letto. nella solitudine della mia stanza sto troppo bene.

Buonanotte!

mercoledì 3 febbraio 2010

GATTI-FOCA E VALIGIE


In partenza. Non ne posso più!
Tra un paio di gg me ne vado in Sicilia e lì resto fino a S. Valentino. Festa degli innamorati o dei fiorai, come diceva mia nonna, l'importante è festeggiarla. Nella miriade di feste senza senso che ci hanno imposto, tra l'altro alcune senza neppure darci il giorno libero per organizzarci, questa mi piace abbastanza. E' la festa dell'amore e se non avessi un compagno con cui farlo, mi basterebbe un amico, un vicino, un fratello, il gatto, ma la festeggerei lo stesso. A riprova di questo per anni l'ho passata in pizzeria con i miei amici: un terzetto che metteva in difficoltà il pizzaiolo che aveva tutti i tavoli apparecchiati solo per due.

Ma ogni volta che parto c'è da sistemare il gatto. Lui se ne infischia di me, come tutti i gatti, tranne quando me ne vado, quindi ogni volta impiego un mare di tempo e di preparativi, organizzazione solo per il "bambino peloso" - quello "villoso" è il figlio del mio compagno. Non vuole stare da solo in casa quindi quando non ci sono io va fatto dormire per le scale condominiali, così che possa aver accesso al portone per uscire all'aperto. Sta fuori non perché soffra di solitudine, ma perché partendo io gli sparisce il portiere che gli apre e chiude la porta di casa a comando. Se d'estate basta spostare la sua cesta e posizionarla fuori casa ora, d'inverno, la cosa si fa un po' complicata: non vorrei ritrovarlo secco per colpa del freddo. Quindi oggi mi sono messo sotto e da una scatola di cartone ondulato ho ricavato una cuccia termica dove inserire la sua cesta già debordante di coperte di lana. L'ho foderata con un doppio strato di polar/pile - chiamatelo come volete - e sotto, nella parte che tocca il pavimento, un quadruplo strato di feltro sarà il posto dove appoggerà la sua cuccia. Il pertugio per l'inserimento cesta e accesso Peloso è ridotto al minimo, ma essendo il mio un gatto sprovvisto di spirito d'iniziativa non ho potuto inserire nessun tipo di chiusura a gattaiola: il cretino non passa dagli sportelli... Così dovrebbe stare caldo. Mi tranquillizza il fatto che quest'inverno il peloso abbia messo su un bel po' di chili e di pelo invernale, quindi come novella foca, dovrebbe soffrire molto di meno il freddo.

Per il cibo mi baso sulla collaborazione della mia pazientissima sorella, che avendo già lei due bestiole quadrupedi e altre due bipedi in casa, sa che gli animali mangiano. Specialmente i bipedi. Ma anche i pelosi. Lei, martire delle mie partenze, salirà le scale fino al mio piano e rifornirà di cibo e acqua la palla di lardo che ho per gatto.
Si potrebbe dire: ma non sarebbe più facile far andare il mio gatto dentro casa di mia sorella? Non sarà certo un altro tipo di peli disseminati sul pavimento a farle paura.
Risposta: certo che lo sarebbe, ma Palla di lardo-Foca monaca è un tipino dal carattere aggressivo e da quando ha cercato di strappare con una zampata un orecchia del cane di mia sorella - era Natale, e lui si sentiva di festeggiare così - diciamo che non ha più un accesso privilegiato in quella casa. E come dargli torto? A meno che non riescano a separarli in camere diverse è bene che stiano fisicamente lontani.

Insomma, alla fine, prima della partenza lavoro molto più per lui che per me. Ma si sa: "I figli so' piez'e core". E pensare che più che figlio sarebbe fratello, essendo stato lui adottato dai miei che considerava suoi genitori. L'eredità era composta da appartamento con gatto: prendere o lasciare.

Ho preso, quindi ho perso tempo per la mia di valigia. Pazienza: l'amore obnubilerà le mancanze dell'abbigliamento.
Bye bye.

martedì 2 febbraio 2010

TATOO







Mare verticale
testo di Paolo Benvengiù

Come scavare a mani nude nella terra
per sentire il sangue mescolarsi con la pioggia,
cauterizzare le ferite vivere per il solo senso che ha .
Come nuotare in un oceano congelato per sentire il cuore che ti esplode dentro il petto,
vivere per immaginare, per percepire il solo senso che ha

Ma io lascio che le cose passino e mi sfiorino
perché non sono in grado di comprenderle.
Io lascio che le cose passino e mi sfiorino
perché non sono in grado di comprenderle.
Io lascio che le cose passino e mi sfiorino…
Essere deboli in un mare verticale
sentire quanto i rischi possano aumentare
e odiare per sentirsi vivi per percepire il solo senso che ha.
E improvvisamente ritornare primitivi
essere comici e tornare primitivi
e bere il sangue del nemico solo per gustarne la diversità.

Ma io lascio che le cose passino e si sfiorino
perché non sono in grado di comprenderle.
Io lascio che le cose passino e mi sfiorino
Io lascio che le cose passino e mi sfiorino
Io lascio che le cose passino e mi sfiorino
perchè non sono ancora in grado di comprenderle
Io lascio che le cose passino e mi sfiorino
perchè non sono ancora in grado di comprenderle
Io lascio che le cose passino e si sfiorino senza toccarsi



Sto sul panettone della vita in equilibrio precario, a sorreggere chi sta in piedi da sé e fa finta di cadere dopo ogni evento.