giovedì 31 marzo 2011

STESSI PASSI COME TRE ANNI FA


Lungo l'Arno, 30 marzo 2008


Niente di più facile che fare una passeggiata per far passare la mappazza del troppo pane mangiato a pranzo.
Anzi, è bene che la smetta di sfornarlo in proprio altrimenti lo divoro senza pietà. E non fa bene ai fianchi...
In più ho notato che la sovrabbondanza di carboidrato raffinato, anche se naturalmente lievitato e integralmente impastato, mi da poca energia. Altro che zuccheri subito a disposizione!
Sarà che in Sicilia ho camminato MOLTO poco, ma le due salite che mi sono provato a fare sono state devastanti, demotivanti, soffocanti.
Eppure ho pure smesso di fumare. Quindi non può essere quello.
Eppure mi allenicchio tutti i giorni con qualcosa di nuovo. Mica le maratone, ma un po' di movimento lo faccio...
Eppure era una bella giornata, il bosco era fresco e frizzante, non avvilente come il caldo torrido della piena estate.

Sarà stato lo schifo di libro che mi ero portato dietro, che al momento risulta qui a fianco come il libro in lettura, che mi avrà demotivato. Solito vecchio discorso: con una vita per sua natura biologica limitata perché perdere tempo con 'ste cazzate su Carrie Bradshaw? Infatti stasera lo restituisco al legittimo proprietario al quale lo regalai per gioco e che, per vendetta, me lo ha passato da leggere...

Insomma il quesito era: "la mollezza viene dal carboidrato rassicurante
di cui mi sono ingozzato a pranzo? O dalla trippa al pomodoro nel quale l'ho immerso?".
Faccio pietà a tavola, lo so. Ma mi consolo come posso.

"Fatto sta" che ora va meglio: la marcia al ritmo di Adele ha stimolato la digestione e sollevato di parecchio l'umore.
Ma ho iniziato il post dicendo che 3 anni fa, all'incirca in questi giorni, ho fatto la stessa passeggiata prima di partire per Osaka-Kyoto-Hiroshima e, al di là del fatto che continuo a ripetere che tutto l'occidente dovrebbe sentire il bisogno di andare a visitare il "Museo Della Pace" della città giapponese bombardata, magari nello stesso giro della memoria che comprende i campi di sterminio europei; al di là di questo, e qui mi cheto, mi sono reso conto che nulla era cambiato nella disposizione delle cose della natura.
E questo mi ha infinitamente rasserenato.

Cioè: se mi fossi portato dietro la macchina fotografica come feci quella volta, - volevo raccogliere immagini per documentarmi su germogli vari di quella stagione per un racconto che è rimasto fermo alle prime 20 pagine - avrei potuto scattare le stesse identiche fotografie: le viole che sbocciavano e che non hanno ancora profumo, mucchietti di terra dei formicai che cominciano ad arieggiare i condotti, i germogli sulle piante precoci e le più indietro che al confronto ti sembrano secche e da abbattere, i mucchi di legna accatasta del bosco appena fatto e l'odore che ancora persiste di terra smossa, segatura, vegetazione tagliata.
Il gran lavorio della bella stagione ha avuto inizio.

Lungo l'Arno, 30 marzo 2008

Passeggiando ho raccolto la consapevolezza di una stabilità del procedere della natura contro ogni follia umana.
Certo avrei potuto trovare alberi mutanti e cinghiali a due teste. Ma non ne ho trovati. Ho trovato una circolarità percorsa al ritmo delle stagioni che si susseguono e ho goduto nel constatare che mentre noi continuiamo ad infliggerci il peggio di noi stessi, c'è chi fortunatamente risulta indifferente a tutto questo.
E vive. fiorisce. Arieggia. Si rinnova.

ADELE

Rolling In The Deep

Ipnotico come a suo tempo il lemure. Circolare.


Testo:


There’s a fire starting in my heart
Reaching a fever pitch, it’s bringing me out the dark
Finally I can see you crystal clear
Go head and sell me out and I’ll lay your shit bare

See how I leave with every piece of you
Don’t underestimate the things that I will do

There’s a fire starting in my heart
Reaching a fever pitch
And its bring me out the dark

The scars of your love remind me of us
They keep me thinking that we almost had it all
The scars of your love they leave me breathless
I can’t help feeling
We could have had it all
Rolling in the deep
You had my heart and soul
And you played it
To the beat

Baby I have no story to be told
But I’ve heard one of you
And I’m gonna make your head burn
Think of me in the depths of your despair
Making a home down there
It Reminds you of the home we shared

The scars of your love remind me of us
They keep me thinking that we almost had it all
The scars of your love they leave me breathless
I can’t help feeling
We could have had it all
Rolling in the deep
You had my heart and soul
And you played it
To the beat

Throw your soul through every open door
Count your blessings to find what you look for
Turned my sorrow into treasured gold
You pay me back in kind and reap just what you sow

We could have had it all
We could have had it all
It all, it all it all,
We could have had it all
Rolling in the deep
You had my heart and soul
And you played it
To the beat

lunedì 28 marzo 2011

VERDI


francescav.com


Posso avanzare l'ipotesi che alla fine non sia tutta colpa mia? Perché alla fine un sospetto piccolo piccolo può anche sorgere in una mente semplice e poco allenata alle brusche analisi richieste dalla vita moderna...  
Ma che il verde di queste colline sia colpa della mia immaginazione mi pare troppo.  Immaginate una scatola di colori fatta solo di tonalità del verde. Ora spennellate attingendo ogni volta da una pasticca di acquerello diversa e non dichiarate finita una collina fino a che non le avrete usati tutte. Ma proprio tutte.  Una collina alla volta. E via di panorama a 360°. 
Questo e' quello che ho visto in questi giorni nell'isola magica.  Ho visto la Caran d'Ache scatenata.  La fantasia al potere.
Addirittura stamani, sotto il cielo grigio piombo dell'albeggio, le nuvole di un tono ancora più scuro, la lotta dei verdi per rendersi visibili al buio era incessante.   Allora mi domando: può la fantasia umana arrivare a tanto? Può il più pazzo tra i pazzi immaginare una tal cromia? Può un chimico consesso di sostanze arricchire la percezione fino a questo punto?  Temo che la risposta sia no.  Anzi lo spero.  Lo voglio.
In più: una tal prova di capacità immaginifica dovrebbe indurre al rispetto dell'autore anche il cieco.  Anche il cieco reso tale dall'uso di sostanze psicotrope. O dal potere. O da entrambe.  "Fate pure", oh voi che potete disporre. Sapendovi stolti io mi godo in anticipo lo spettacolo che finirete per rovinare.   

martedì 22 marzo 2011

ARRIVO/PARTENZA

Prima o poi riesco a pubblicare quello che voglio...
Ora riprovo.

Esplosa la primavera - boom - caricato di armi e bagagli, mi appresto alla partenza con la volontà segreta che non ci sia ritorno.

Nei bagagli salumi di Toscana belli carichi, una caciotta di pecorino del Pratomagno e il nuovo figlio che sconsideratamente mi e' stato affidato da mani - troppo - fiduciose: la pasta acida per lievitare il pane. Non sapendo cosa fare in CIGS mi sono messo a fare il panettiere.

Non bastava il gatto e l'affannosa quanto semplice ricerca di un'anima pietosa che se ne prendesse cura ad ogni rara partenza, ad ogni rarissimo contratto di lavoro.
Ci voleva anche il lievito che soffre di solitudine...

Eh no! Quella mica la puoi lasciare a casa se te ne vai per più di tre/quattro giorni. Te la devi portare dietro, come un figlio che mai lasceresti da solo pena il disprezzo generale, o peggio, la morte del suddetto.
Perché se non te la curi ben bene quella per dispetto inacidisce.

Allora mi sono incartato il barattolo nella plastica wrap, infilato in doppia busta e via nella valigia spedita nella stiva dell'aereo. Non voglio neppure immaginare che cosa si son detti coloro che hanno passato il bagaglio al controllo radiogeno... "Ecco un'altra matta che viaggia con il cibo di scorta".

In effetti se ci prendessero in ostaggio in un aeroporto bloccato - stile Tripoli - avremmo qualche giorno d'autonomia.

Poi siamo arrivati nella terra magica dove l'inverno e' solo uno spauracchio per descrivere la sfiga di altri.
Un passeggero si lamenta dei venti minuti di ritardo con tutti gli assistenti di volo schierati allo sbarco. Democraticamente non ne salta nemmeno uno. Se potesse tornerebbe indietro per farlo anche con quelli disposti dietro di lui. Fortunatamente il muro di gente lo spinge in opposta direzione.

Nel pullman verso il centro un'americana si siede ed osserva stupita che: "There's not seat belts".
Arre' cca' !!!!
Per i non parlanti l'idioma isolano = di nuovo qua.
Guardati intorno deliziosa signora e cerca di calcolare la percentuale di coloro che indossano la cintura all'interno delle loro auto. Il numero ricavato sarà così basso che farai in un battibaleno. E poi le cinture a frugare ci sono. Basta frugare.

Il cinese dentro il negozio ha un rotolo di carta igienica sul bancone. Uno solo.

Fa già caldo: spero non si rovini il salame in valigia prima del salvifico arrivo al frigo.


Inviato da iPhone di Giampiero

martedì 15 marzo 2011

GLI APPUNTI DI ZIA GISELDA - 3


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Solita televendita:

"Queste scatole in tessuto sono così belle ed eleganti che le potete nascondere anche sotto al letto!".

Oh signur....



domenica 13 marzo 2011

POCHI GIORNI DOPO.

Kyoto, febbraio 2008


C'è uno coglione, o una cogliona, in provincia di Milano che sta facendo strage di gatti: si calcola che dall'inizio della sua attività di serial killer ne abbia sterminati almeno un 120... Dico io: ma alzare un po' la mira e sparare al doppio dell'immagine allo specchio no?
Ne danno notizia "IL GIORNALE" - mi rifiuto di fare il link con la pagina del pessimo quotidiano, scusate! - e uno dei telegiornali di Mediaset - come sopra -, e si aggiunge che una taglia di seimila euro è stata posta sulla sua testa.

Dead or alive?

Chiedersi cosa passa per la testa del serial mi pare troppo. Non vorrei che il solo parlarne aumentasse la sua autostima, che già mi sembra abbastanza, troppo altina... Si tratta di una persona con problemi e questo non si discute. Che sia stato morso da un gatto mentre faceva footing?

Forse m'incuriosisce di più che si trovi il tempo di spargere al vento tali notizie quando un Paese ex alleato e certamente amico, sta soffrendo quello che sta soffrendo. Secondo me, quando si vedono gli incendi che galleggiano non estinti nell'ondata sterminatrice dello tsunami si dovrebbe precipitare nel burrone del silenzio e non in quello delle parole.

Cos'altro: la signorina salita sul tetto in compagnia di un anziano e di un altro giovane, guardano sotto, tutto allagato dal mare che tracima e passa, e lei immobile, di spalle, stringe la sua borsetta e il cappotto come un appiglio all'uscita da quell'incubo che le si para davanti; chissà se pensa che non può essere vero.
La foto dell'Imperatore e dell'Imperatrice sradicata dal muro e sporcata dalle acque.
La madre bloccata nella stazione di Tokyo che non trova il modo per raggiungere il figlio.
Il giovane con gli occhiali seduto sulle fondamenta di casa sua.

Usiamo questo scivolo, please. Usiamo il silenzio e la partecipazione. Alziamo lo sguardo e azzardiamolo l'impietoso paragone con quel popolo eroico, nel silenzio della nostra testa.
E soprattutto facciamo sì che il dignitoso silenzio con cui loro stanno facendo i conti con la realtà, non serva da catalizzatore alla nostra indifferenza e giustificativo alla nostra mancata partecipazione.


sabato 12 marzo 2011

SCAVI





Meravigliose operazioni mattutine, oltre i denti, la doccia e la colazione.
Son lì accucciato, con una strana paletta in una mano, nell'altra un sacco di plastica, che rigiro la sabbia sintetica del gatto Pallino per eliminare "il grosso".
Dalla cesta a qualche metro di distanza il gatto mi guarda con un'aria lievemente disgustata.
Lo rassicuro: voglio solo la casa pulita, non sono un feticista.
Gira la testa guardando altrove.
Anche per oggi le ha viste tutte. Lui.

venerdì 11 marzo 2011

QUAKE


C'è una foto in alto a sinistra della prima pagina di questo blog ed è una foto fatta da me in Giappone, 2007, nella città di Kyoto.
Sta lì perché il Giappone è uno dei Paesi che conosco meglio, credo secondo solo al Canada, e forse quello che amo di più. Anche prima del Canada. Anche se resta uno dei più misteriosi e non sarò certo io ad affermare di averlo svelato e compreso. Tiziano Terzani docet.

Oggi vedevo le immagini in TV e mi si spezzava il cuore. La TV piantata su France 24 che ha trasmesso per tutto il giorno sull'argomento. Non ho trovato nulla del genere in italiano, grazie anche ad un digitale terrestre farlocco. Ma si sa, i pomeriggi cinque o uno non possono essere toccati o troncati o modificati. Solo una copertura prolungata dal TG de La7.

A differenza di Igno che postava altrove quanto quei fotogrammi le ricordassero la propria esperienza earthquakiana in California, per me era un continuo: "No, il MIO Giappone...".
Anche lo stupore un po' intontito di fronte alla tragedia stampato in faccia ai protagonisti mi tirava fuori: "No, il MIO Giappone...".
E così le ondate, le dighe, i treni fermi, la gente per strada, le lattine che rotolano nei supermercati.
"Oh no, il MIO Giappone...".

Non voglio negare la realtà di tragedia che poi si vedrà nella sua interezza solo tra qualche giorno, quanto le grida dei video si fermeranno ed i numeri prenderanno una loro ragione di essere. Ma preferisco celebrare e ricordare il Giappone così:


Kyoto , febbraio 2008


dintorni di Osaka, aprile 2008


domenica 6 marzo 2011

GLI APPUNTI DI ZIA GISELDA - 2


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Ancora dalla televisione, ancora da una televendita, ancora la mattina.

Se non vi piacciono i tappeti con disegni di tendenza, potete sempre acquistare uno con un motivo FIORALE sui toni del bège.


AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!

Dal Devoto Oli, edizioni Le Monmier, 1990: FIORALE: pertinente al fiore (sul piano morfologico). Ricettacolo, peduncolo.

DOMENICA


it.wikipedia.org


Dovrei mettermi a cucinare, nella speranza di vedere qualcuno per pranzo, ma alla fine tutta questa voglia non ce l'ho.
Un po' come quando il bambino si ribella e fa le "bizze", mi trattengo davanti al computer in attesa che tutto scorra da solo. E il pollo si cuocia da solo. E pure le patate. E il condimento per la pasta.
Va be'! Ho già impastato il pane per cuocerlo stasera, il mio l'ho fatto. Proprio senza far nulla non ci sono stato...
Ieri ho fatto una torta salata e il giorno prima il limoncello - venuto non proprio buono .-((( -. Ho già fatto abbastanza.
Eppure un po' di senso di colpa, per stare qui invece che a "fare le cose" resta. Come se rubassi.

E così. Sempre così. Come se la scrittura, anche quella minima di questo blog, non fosse una cosa seria, non meritasse il tempo che prende e si merita.
In fondo con la scrittura che si produce? Un mucchio di parole. Pagine da leggere, anche virtuali. Esposizione di pensieri al pubblico ludibrio.
In alcuni casi sublimi: cultura. Ma come ha detto il gretto commercialista, la cultura non si mangia, dimenticandosi di interpellare anche solo l'ultimo degli stampatori dei libri d'arte di una mostra di successo.
E pure questa è la filosofia con la quale sono cresciuto: la produzione, il lavoro dovevano portare in dote qualcosa di tangibile, fosse questo un oggetto o un guadagno realizzato.
Il falegname un mobile da mostrare, il negoziante il cassetto traboccante di banconote.
Se si usciva da questo assunto, c'era solo il vagabondaggio, la perdita di tempo, lo sciupio delle energie.
Ecco perché si scrivevano i primi raccontini di sera e al chiuso della propria camera. Senza che nessuno sapesse quello che stava accadendo. Magari a penna per fare meno rumore.
Nel sentimento contrastante del bello e del proibito. Certi di aver vergato un primo capolavoro e che la gloria fosse lì dietro l'angolo ad attenderci a braccia aperte. Certi di una nostra profondità di pensiero e d'animo che non avrebbe che potuto renderci immortali.
Ecco perché, un po' più grandi, tra i buoni propositi per ogni nuovo anno c'è lo scrivere di più.

Oddio, non dico che questa specie di censura preventiva non sia stata in moltissimi casi più che benedetta avendo liberato il mondo da tonnellate di carta sprecata e/o un'inutile noia mortale condivisa. Quindi lode al filtro naturale praticato dal sospetto familiare.
Ma se non fosse così?
Se avendo fatto deperire e poi morire lo spirito artistico di chiunque, si fosse ucciso non solo un/una cesellatore/trice di parole e pensieri, ma un genio della scrittura?

Il dubbio resta, anche se il caso del sottoscritto rimane lontano da questa ipotesi di perdita: ne ho le prove e non le capacità. E con il dubbio resta il sospetto che il buon proposito di inizio anno sia solo una tiritera per consolare il bimbetto che ancora strilla perché non gli si fa fare ciò che più gli piace. E, soprattutto, perché non gli si fa comprendere che non sta rubando tempo e denaro.

Però ora vado ad infornare pollo e patate. Perché la cultura scrittura non si mangia... Il pollo sì.

venerdì 4 marzo 2011

GRATCIELO



UN GRATCIELO=UNA BARA DI VETRO
Torino, febbraio 2010


giovedì 3 marzo 2011

GLI APPUNTI DI ZIA GISELDA - 1



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Zia Giselda guarda la TV mentre beve il caffè.
La signorina gnocca nella cucina asettica, indossando un grembiule con pettorina immacolata, cerca di vendere un complicato attrezzo elettrico per la centrifuga dei vegetali. Non è neppure troppo caro.
Tra i suoi tanti pregi la possibilità di scegliersi personalmente la frutta da ridurre in purea, e di valutarne personalmente, quindi, la MATURITA'.

AHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!

dal Devoto Oli, edizioni Le Monnier, 1990: MATURITA': 1 - In botanica, la condizione degli organi vegetali destinati alla riproduzione delle piante, quando raggiungono il grado di sviluppo che li rende capaci di germinare;

mercoledì 2 marzo 2011

SORORITA'

Non guardo "Il grande fratello", "Amici", "X Factor" e cose del genere (Uomini e donne, Pomeriggio 5, Domenica in... ) un po' per sano snobismo verso quella che ritengo non il fondo bensì il sotto-sotto-fondo della cultura attuale, ma anche e soprattutto perché tutti questi giovani esibizionisti-urlatori-invasori del teleschermo mi stanno parecchio sul culo: non hanno nessun valore aggiunto che la loro stessa presenza.
Mi domandavo chi potessero essere gli enormi "indici d'ascolto" di tali programmi.
Ora ho capito chi sono. Ieri sera, ospite, mi sono sorbito un'intera puntata di uno di questi misfatti: il grande fratello.
Che e' pure risultato interessante come esercizio scientifico con la mente aperta al reportage.
Il programma e' un disastro, noioso, sempre uguale da anni e alla fine i giovani risultano più simpatici di quanto immaginassi, vessati come sono dalle situazioni emotive imposte dalla produzione; la conduttrice e' ad un pelo dall'anoressia dopo un primo calendario dalle forme normo-pesistiche e il seno abbondante.
Su tutti regna lui, il direttore Signorini, assiso su un trono di pelle bianca, ventaglio alla mano, a sorvegliare benevolente sul comportamento e la moralità dei giovani virgulti. Che a loro volta, indifferenti ai giudizi, fanno quello che vogliono e passano da una relazione all'altra.

Un tempo per dire le banalità, dare consigli non richiesti, i giudizi morali gratuiti "catto/terra-terra", c'erano le vecchie zie: catini interi di bla bla bla e di cose dette che si potevano evitare. Orrore e spauracchio di chiunque si fosse discostato dalla più bieca normalità o avesse agito per il proprio bieco piacere fisico o sentimentale.
Adesso quel posto e' stato preso in tv e in radio dagli omosessuali: il Conte Gale', Alfonso Signorini, Platinette, Dolce e Gabbana e altri - ma non tutti, se Dio vuole -, sono quindi divenuti dispensatori non richiesti di common sense e banalità catto/schiavista.

Se penso alle loro case non posso non immaginare ninnoli, foto incorniciate, porcellane fini e tendaggi pesanti...

Sorprende - mi - che chi potrebbe essere stato annientato da "cotanta" moralità gratuita, usi gli stessi metri di fustigazione. Invece di mostrare che si può vivere interpretare e pensare in maniera "diversa".


Inviato da iPhone di Melinda